Riceviamo e pubblichiamo un comunicato congiunto del Coordinamento provinciale Nursing Up di Roma e della Regione Lazio.
Gentile direttore,
dopo aver visto l’edizione del 22 gennaio della trasmissione televisiva Presa Diretta su Rai 3, non abbiamo potuto non riflettere sul gap esistente tra gli infermieri italiani che operano nel Regno Unito e ciò che accade in Italia.
Certamente non ci siamo meravigliati per l’elevato livello di professionalità emerso, poiché gli infermieri italiani si formano all’interno delle università da oltre venti anni. Se a questo aggiungiamo che in Italia, pur lavorando un numero di ore molto superiore ai limiti previsti dalla legge e in un contesto di continua riduzione di risorse, gli infermieri riescono comunque a mandare avanti interi ospedali, raggiungendo buoni risultati in termini di salute, allora non possono essere messi in discussione né il loro livello di professionalità, né la loro abnegazione.
Considerate le condizioni di lavoro, che nel nostro Paese sono ormai al limite dell’umana sopportazione, e avendo ascoltato una manager del UK sostenere che i nostri infermieri sono, oltre che molto preparati e competenti nel loro settore scientifico disciplinare, dei grandi lavoratori, non può che emergere la scarsa attenzione che, fino ad oggi, è stata rivolta dai nostri politici a tutti i livelli.
Il caso ha voluto che Presa Diretta abbia riportato alla luce la questione infermieristica italiana. Questa, non per portata ma per la sua durata, ha quasi raggiunto la storica “questione meridionale”.
L’evoluzione normativa e professionale degli infermieri italiani nasce, in chiave moderna, dal 1994 con il “nuovo” profilo professionale. Da allora la categoria è stata oggetto di innumerevoli importanti riforme, quali ad esempio il raggiungimento dell’autonomia professionale, la formazione esclusivamente universitaria a tutti i livelli, fino ad arrivare all’istituzione di una propria dirigenza e alla trasformazione del collegio professionale in Ordine.
Ebbene, tutte queste innovazioni sullo status degli infermieri non hanno sortito alcun reale cambiamento nell’ambito dell’organizzazione del lavoro e dei riconoscimenti contrattuali. In Italia l’infermiere opera esattamente come trent’anni fa! Appare chiaro, però, che gli infermieri non sono più gli stessi di allora, come testimonia anche il fatto che molti altri Paesi a sanità avanzata “ce li stanno rubando”. Noi li formiamo e poi li diamo agli altri, in barba alla carenza di 60mila unità (dati OCSE).
Senza intenzioni polemiche, sembra che in Italia gli unici ad aver compreso, oltre gli stessi professionisti, che lo stato giuridico (e quindi le responsabilità) degli infermieri sono cambiate, sono i giudici. Tanto per dare un’idea concreta del livello di responsabilità:
– “Infermiere responsabile se non segnala l’errore nella terapia al medico – Cassazione penale, sez. IV, sentenza 16/01/2015 n° 2192”.
– “Infermiere non appone sponde a letto, paziente muore: omicidio colposo – Cassazione penale, sez. IV, sentenza 17/05/2013 n° 21285”.
– “Il medico sbaglia dosaggio del farmaco e il paziente muore. Responsabile anche l’infermiera che glielo ha somministrato senza accorgersi dell’errore nella prescrizione”.
– “Infermiere non è mero esecutore materiale delle prescrizioni impartite dal personale medico, possedendo una professionalità e una competenza che gli consentono, se del caso, di chiedere, quantomeno, conferma della esattezza di una determinata procedura terapeutica… omissis.”.
– Sentenza che stabilisce che per non incorrere in responsabilità diventa compito dell’infermiere intervenire direttamente sulla prescrizione medica “errata o incompleta non meramente disattendendola, bensì integrandola e modificandola per ricondurla ai protocolli in uso. Con questa operazioni non si sarebbe verificato l’evento letale” – Corte di Cassazione III sezione civile, sentenza 12 aprile 2016, n. 7106”.
– “L’infermiere è penalmente responsabile dell’errata assegnazione del codice al triage – Cassazione IV sezione penale, sentenza 10 aprile 2017, n. 18100”.
Potremmo andare avanti per molto ancora, ma siamo sicuri che quanto citato sia sufficiente a comprendere che gli infermieri sono oggi costretti a pagarsi un’assicurazione per la responsabilità civile e le eventuali azioni di rivalsa della P.A., a pagarsi la formazione obbligatoria…
Oggi è ancora aperta la partita negoziale su un contratto che si presenta a dir poco atipico. La Legge di bilancio non ha previsto le giuste coperture per valorizzare la professione infermieristica, a fronte di responsabilità non paragonabili ad altri all’interno del comparto sanità.
La rappresentanza di parte pubblica propone un rinnovamento della classificazione del personale infermieristico “figurativa”, transitoria e senza quantificarne la parte economica. Chiede deroghe al rispetto della normativa sull’orario di lavoro, senza considerare l’enorme peso della responsabilità dell’assistenza e il rischio a cui si espone la cittadinanza che ricorre alle cure sanitarie. Vuole privare l’infermieristica delle funzioni di coordinamento, connotandole come funzioni a esaurimento. Rifiuta la diminuzione dell’orario di lavoro del personale turnante nelle 24 ore, da 36 ore settimanali a 35.
Inoltre prevede, in linea con la teoria della piramide rovesciata, un incremento economico maggiore, rispetto a quanto sarebbe previsto dal tabellare stipendiale, per le retribuzioni più basse. Cosa possibile e auspicabile solo evitando un rinnovo contrattuale all’insegna dell’appiattimento e del disconoscimento dei livelli di responsabilità e delle funzioni. I fondi messi a disposizione della contrattazione non riescono a coprire nemmeno la rivalutazione economica delle indennità. Solo per fare un esempio, un infermiere reperibile di notte e nei giorni festivi percepisce, per 12 ore di pronta disponibilità, la vergognosa cifra di 22 euro lorde totali!
Tornando alla trasmissione di Rai 3, a prescindere dall’ottimo servizio prodotto dagli autori, auspichiamo che abbia anche il merito di destare l’attenzione degli organi politici, spronandoli ad aprire rapidamente una discussione sul rinnovamento delle leggi alla base dell’assetto contrattuale degli infermieri. Ciò al fine di attivare un’area di contrattazione separata, adeguata alle nuove responsabilità e alle peculiarità sottese e all’elevato livello formativo, esattamente come fatto in passato con la dirigenza medica.
Laura Rita Santoro e Mauro Carboni
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