“Sono i social, bellezza” Dobbiamo mutuare da una delle frasi più celebri del cinema (“E’ la stampa bellezza”), per non sorprenderci di quanto sta accadendo in quel mondo virtuale
All’indomani della pubblicazione dell’inchiesta in esclusiva del “Il Fatto Quotidiano” sui compensi del presidente dell’Enpapi (la Cassa di previdenza degli infermieri), Mario Schiavon: cifra che sale sino a 200mila euro l’anno tra stipendio (110mila euro), gettoni di presenza da 400 euro per ciascun impegno d’Istituto, benefit tra i quali anche l’abitazione a Roma e una diaria per il ristorante.
Questione, quella dello stipendio del presidente Schiavon, che era stata anche al centro di una accesa seduta della Commissione parlamentare di vigilanza sugli enti previdenziali del 16 novembre scorso.
Insomma una storia non di primo pelo, anche se va riconosciuto il giusto merito ai colleghi de “Il Fatto Quotidiano” di aver tirato fuori (in esclusiva) la vicenda.
E’ il mondo del giornalismo: si può prendere un “buco” (per chi lo sapesse, è una gergo di questo mestiere quando su una notizia arrivano prima altri colleghi) e incassare la sconfitta.
Quello che, invece, non riusciamo a digerire (e per certi versi ad accettare), è la canea che si è scatenata sui social attorno a questa notizia, con una montagna di dietrologie che sono diventati schizzi di fango lanciati contro il nostro giornale.
I campioni da tastiera (tra i quali anche quelli che, per gestire i social di enti pubblici, incassano diversi mila euro all’anno senza che nessuna batta ciglio osi scandalizzi), si sono gettati sull’osso (con poca carne), pubblicando la delibera con la quale Enpapi, versa un contributo al nostro giornale per quella che, la legge, definisce “comunicazione istituzionale”.
La Cassa di Previdenza degli infermieri, in pratica, oltre alla propria newsletter, ha scelto di ampliare i canali di comunicazione attraverso due giornali di settore: NurseTimes (al quale ha concesso un contributo, udite udite, di 4.000 euro all’anno) e Nurse 24.
E tutto alla luce del sole, con tanto di delibera che qualche leone da tastiera (pratico anche di selfie sul posto di lavoro, nonostante sia vietato dalla legge) ha pubblicato sul proprio profilo facebook.
Con tanto di commento sulla presunta moralità del nostro giornale, reo di aver ricevuto un contributo per la comunicazione istituzionale.
Uno schizzo di fango che respingiamo con vigore: NurseTimes fa informazione, piaccia o no, probabilmente di parte (quella degli infermieri), ma non si sottomette a nessuno, né tanto meno si vende (come lasciano intendere i leoni da tastiera) per poche migliaia di euro.
Sulla vicenda del presidente dell’Enpapi, Schiavon, abbiamo “bucato” la notizia, punto e basta.
Tutto il resto è dietrologia da bar. Nessuno ci venga a fare lezioni di giornalismo, né tantomeno di moralità o conflitto d’interessi.
Chi ha gettato fango o sollevato dubbi (con tanto di ironia), guardi ai propri selfie sorridenti, quelli sì poco professionali e per niente deontologici.
Oppure faccia le pulci anche a qualche incarico professionale ben pagato sempre con i soldi degli infermieri.
Il nostro lavoro da giornalisti continueremo a svolgerlo a testa alta, sbagliando ma senza mai piegarci alle volontà di nessuno.
C’è chi è pronto, noi siamo liberi!
Salvatore Petrarolo
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