Nel corso dell’incontro saranno esposte le difficoltà della procedura utilizzata in Italia.
“Fragilità nell’adozione e nei legami spezzati: con l’amore si risolve tutto?”. È il tema del convegno (organizzato dal Consiglio regionale della Toscana in collaborazione e col patrocinio di Amsi, Associazione medici d’origine straniera in Italia, e Confederazione internazionale Umem, Unione medica euro mediterranea), che si terrà giovedì 10 maggio, alle 16, a Palazzo Bastogi, in via Cavour, a Firenze.
Centrato sugli aspetti di fragilità socio-sanitaria presenti attualmente nelle procedure d’adozione dei minori in Italia e nella successiva gestione delle adozioni, il convegno sarà introdotto da Abukar Aweis Mohamed, coordinatore Amsi e Umem per la regione Toscana. Vedrà la partecipazione del presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, e del consigliere regionale Paolo Bambagioni. Saranno presenti anche rappresentanti degli Ordini dei medici e degli infermieri di Firenze e Pistoia, e dell’Ordine degli psicologi della Toscana, oltre a professionisti della sanità e della scuola.
“Abbiamo pensato di fare, con questo convegno, il punto della situazione” – spiega Abukar Aweis Mohamed –, perché oggi, diversamente dal passato, le criticità dell’adozione sono soprattutto nel post-adozione. Il sostegno da parte del servizio socio-sanitario e istruzione scolastica alle famiglie adottanti, infatti, dura solo un anno. Dopodiché, solo le famiglie con adeguati mezzi riescono ad andare avanti. Per le altre si apre una fase di gravi difficoltà, che a volte si conclude, tristemente, con la restituzione del bambino alla famiglia d’origine (quando è possibile). Restituzione che, oltretutto, non comporta spese. Altre volte, invece, si conclude con l’entrata in un istituto apposito. Non c’è da stupirsi, allora, se , quando raggiunge la maggiore età, il ragazzo ha problemi psicologici o addirittura si suicida ( finendo, nel migliore dei casi, in una casa-famiglia)”.
Come combattere questa situazione? Spiega ancora Abukar Aweis Mohamed: “Noi proponiamo che la continuità di assistenza ai minori adottati venga assicurata da un’apposita rete territoriale di vigilanza, composta da professionisti socio-sanitari adeguatamente preparati, con regolare controllo da parte dell’apposita Commissione governativa già esistente. Non si può continuare, in un campo così delicato, ad abbandonare la famiglia adottiva nella fase post-adottiva e a delegare, in sostanza, tutto al volontariato”.
Dichiara Foad Aodi, presidente di Amsi e Umem: “Ringraziamo la Regione Toscana per aver organizzato quest’iniziativa su un tema molto seguito dall’ opinione pubblica, sia in Italia che nei nostri Paesi d’origine, a causa anche della crescita del flusso di minori adottati, provenienti, dai Paesi teatro delle ‘Primavere arabe’. Non possiamo che plaudire a ogni iniziativa che voglia seriamente assicurare il sostegno delle pubbliche amministrazioni alle famiglie con figli adottati, tutelando sia l’equilibrio psicofisico del bambino che il mantenimento, quando possibile, dei rapporti coi genitori originari. Leggi ambigue o male applicate diventano corresponsabili delle gravi crisi d’identità che un ragazzo può avere raggiunti i 18 anni e possono favorire non solo le adozioni ‘fai da te’, ma anche la creazione di un vero e proprio mercato nero delle adozioni dirette o a distanza”.
Fonte: www.paeseroma.it
Lascia un commento