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8 maggio, giornata mondiale del tumore Ovarico. La storia di Laura

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8 maggio, giornata mondiale del tumore Ovarico. La storia di Laura
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Oggi 8 maggio si celebra la sesta edizione della Giornata mondiale contro il tumore femminile con la più bassa percentuale di sopravvivenza: il tumore ovarico

È importante far sentire la voce delle donne per aumentare la consapevolezza nei confronti di una malattia difficile da riconoscere e la cui diagnosi è spesso tradiva

Questa purtroppo è una patologia che nel mondo colpisce ogni anno 230 mila donne, e miete 150 mila vittime.

“Oggi è l’unico giorno dell’anno in cui tutte in tutto il mondo alziamo le nostre voci solidali nella lotta contro il carcinoma dell’ovaio”, si legge nel sito della Word Ovarian Cancer Coalition, l’organizzazione che riunisce 130 associazioni di pazienti in 50 paesi e che nel 2013 ha istituito la giornata mondiale contro il carcinoma dell’ovaio.

L’obiettivo è di aumentare la consapevolezza e l’informazione sulla malattia. Una consapevolezza di cui, a leggere i numeri, sembra ci sia molto bisogno.

Questa che proponiamo è la storia di Laura S.; una testimonianza importante sulla concreta possibilità di battere il tumore e uscire dal tunnel della sofferenza per affrontare il futuro con speranza e fiducia


Ho 52 anni e la storia che mi lega al “cancro” ha radici antiche.
Il cancro alle ovaie è solo una puntata di una serie, tutto ebbe inizio diversi anni fa… quando avevo solo 30 anni, ma queste sarebbero altre storie, correlate, ma pur sempre altre storie.

Era quindi il 2004 quando un gonfiore alla pancia si manifestò insieme a dolori addominali.

Dimagrivo, ma era stata anche una scelta. Facevo palestra ma ero sempre troppo stanca.

Ricordo, ed avevo 46 anni, che pensai per un attimo anche ad una gravidanza, stessi sintomi come di piedini che pigiavano sulle pareti dell’utero, movimenti come di spostamenti interni alla pancia.

Un corpo estraneo era dentro di me e cresceva… lo sentivo.

Dall’età di 30 anni periodicamente ogni 3-6-8 mesi facevo dei periodici ceck-up e quindi avevo fatto una ecografia transvaginale, attenzione, appena 6 mesi prima ma nulla, a quella data, era stato accertato.

Andai dal mio medico generico che diagnosticò senza alcun dubbio: “COLITE” che quindi volle curarmi facendomi assumere delle medicine per circa un mese… ma i dolori ed il gonfiore non passavano bensì aumentavano.

Senza più consultare quel dottore, la cui incapacità si era già purtroppo tristemente ed in precedenza manifestata con mia madre (altra storia di cancro), andai per mia scelta a fare una nuova ecografia.

Seduta stante, la dottoressa-ecografista ed io, contattammo la mia ginecologa.

Immediata la visita, immediato l’intervento e subito dopo chemio chemio chemio … “carcinoma ovarico ad entrambe le ovaie” … fortunatamente “incapsulato”. Asportazione dell’utero, delle ovaie, dell’omento, del peritoneo, e dell’appendice.

Conto al mio attivo diverse operazioni chirurgiche attraverso le quali sono stati asportati “pezzi di me” … automatica l’associazione mentale ai “Vasi Canopi” dell’antico Egitto quelli in cui venivano conservate le viscere tolte a i defunti, ma sono quì dopo 6 anni dall’intervento, 6 anni ancora passati a frequentare periodicamente medici e specialisti, laboratori di analisi e radiologici, sempre tutti con la lente per scovare situazioni sospette, per indurre ad approfondimenti, il tutto accompagnato da una altalena di stati d’animo, i miei.

A volte mi sento come un Dalmata, uno della “Carica dei 101” per intenderci, cui contano le macchie che via via bisogna tenere sotto controllo .. angiomi, linfonodi, calcoli .. 2, 3, .. 5.

Ora vivo serenamente e semplicemente la giornata.

Vivo senza mai fare progetti… non mi servono… non ne ho bisogno.
Fare progetti, per me, è fatica sprecata.

Posso invece dire che so esattamente la data in cui quel male cominciò a formarsi. So esattamente quale fu la causa scatenante.

E’ per questo che oggi invito chiunque a cercare di vivere serenamente… quanto più sia possibile e di sfogare quanto più si può quel brutto male che può covare dentro e che si chiama “rancore”.

Posso altresì dire che mi indispettisce sentir parlare di “prevenzione”.
Per me, non esiste “La Prevenzione”.

Esiste solo e soltanto la “Diagnosi precoce” che solo un medico capace può riuscire a fare quando i segnali che il nostro corpo ci ha inviato siano stati almeno inizialmente colti e tenuti in considerazione da noi stessi.

Redazione NurseTimes

Fonte: ACTO onlus Alleanza Contro il Tumore Ovarico

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