Nelle intenzioni del ministro dell’Economia dovrebbero esserci, tra l’altro, i tagli agli stipendi dei dipendenti pubblici e lo stop alle spese nella Pubblica amministrazione.
Dal congelamento della spesa corrente agli stipendi pubblici. Ecco cosa prevederebbe il nuovo piano del ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
Dopo aver fermato in Consiglio dei ministri tutte le proposte che non hanno adeguate coperture finanziarie, Tria ha in mente altro. Bocciate già la flat tax che piace tanto alla Lega e il reddito di cittadinanza che sta a cuore al Movimento 5 Stelle. Ora il neo ministro pensa di congelare la spesa pubblica, ma solo quella corrente, per almeno tre anni. Il che significa bloccare a quota 727,7 miliardi di euro la quota di spesa primaria nominale che la Pubblica Amministrazione fa ogni anno.
Paradossalmente, a essere penalizzati rischiano di essere gli stipendi dei dipendenti pubblici, sui quali i tagli si potrebbero abbattere. Per loro, solo nel 2018, lo Stato dovrà spendere 171 miliardi di euro. Tuttavia, questa spesa è destinata a scendere negli anni seguenti. La possibilità, almeno nelle idee del ministro, resta comunque concreta.
Di difficile digestione politica sarebbe, sebbene si tratti di una ipotesi non da escludere, la possibilità di mancato finanziamento degli aumenti stipendiali ottenuti nel 2018. Ricordiamo che le risorse trovate per il 2018 puntavano a rendere equo l’aumento per tutti gli statali. Il meccanismo prevede un incremento generalizzato del 3,48%, cosa che avrebbe garantito l’aumento promesso (85 euro medi lordi mensili) soltanto a coloro i quali percepiscono stipendi alti. Così si è introdotto il suddetto “elemento perequativo”.
Capitolo Pensioni. L’ennesima beffa per il pubblico impiego potrebbe arrivare dal lato pensioni, la cui spesa, tra il 2018 e il 2021, a conti fatti aumenterà di circa 23 miliardi di euro. Qualcosa anche a questa voce il ministro intende fare: guardando il contratto di governo giallo-verde, si penserebbe solo alle pensioni d’oro. Ma potrebbero essere toccate anche quelle dei dipendenti pubblici.
Il Governo potrebbe attuare ciò fermando anche la dinamica dei costi per tutte le pubbliche amministrazioni: chi ha speso un euro l’anno scorso non potrà spendere nemmeno un centesimo in più nei prossimi anni. I tagli preventivati si aggirerebbero intorno a 33 miliardi di euro in tre anni. Già l’anno prossimo il risparmio sarebbe di 10 miliardi di euro. Soldi che andrebbero a finanziare flat tax o reddito di cittadinanza. Misure che vengono viste come importanti per il rilancio dei consumi e dell’economia. Le prossime settimane saranno decisive su questo fronte: si aprono parecchi scenari, non tutti confortanti.
Fonte: www.lentepubblica.it
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