Che nei nostri ospedali il rapporto infermieri/pazienti sia inquietante (circa 1/12, con punte di 1/17 come in Lazio e in Campania) e ben lontano dal rispettare gli standard europei (1/6-7) e dal favorire una qualità assistenziale accettabile, è cosa ben nota
Tanto che, conti alla mano, sembra che ‘manchino’ ben 53.000 (VEDI i dati FNOPI regione per regione) infermieri. Ma siamo proprio sicuri che il verbo giusto da utilizzare sia ‘mancano’…?
Prima della crisi che ha messo in ginocchio il mercato del lavoro, gli infermieri non si trovavano davvero. Tanto che venivano indetti concorsi dove si presentavano quattro gatti (ora per 40 posti fanno domanda in 30.000, come nel caso del Policlinico Umberto I di Roma), assai meno dei posti a disposizione; tanto che i privati, quando ne trovavano uno, lanciavano petali di rosa profumati al suo passaggio e cercavano di convincerlo con contratti e posizioni assai difficili da rifiutare; tanto che cooperative e simili, che ora fanno la voce grossa coi professionisti e li spremono fino al midollo senza alcun ritegno, non ne trovavano uno neanche a pagarlo oro; tanto che era necessario andare a pescare professionisti in altri paesi, come ora fanno Germania e Inghilterra.
Ma siamo sicuri che oggi la situazione sia paragonabile a quella? No che non lo è. Ogni anno migliaia di infermieri si iscrivono ai corsi di Laurea in Infermieristica; e ogni anno le nostre università partoriscono interi battaglioni di disoccupati o, nella migliore delle ipotesi, di precarissimi sfruttati senza pietà dai soggetti di intermediazione. C’è anche chi, con la laurea tanto sudata in mano, si ritrova a mendicare lavori da commessa (VEDI).
Al TG1 di ieri (VEDI), però, si è parlato di nuovo di ‘carenza’ di infermieri; cosa che, a nostro avviso, può confondere i cittadini e chi vorrebbe intraprendere il suddetto corso di laurea col fine di diventare un professionista dell’assistenza alla persona e di avere possibilità di ottenere una posizione lavorativa stabile o perlomeno accettabile.
“Massimo, infermiere da anni, timbra il cartellino alle 7. Dovrebbe staccare dopo 8 ore ma qui, dice, non è come lavorare in uno sportello bancario”. E già dall’inizio del servizio si evince come, quasi per definizione, la categoria degli infermieri venga sfruttata nel nome di carenze croniche all’interno degli organici ospedalieri (che non assumono) e oramai incancrenite negli anni. Fino a rimetterci la propria salute, a volte (VEDI).
Il collega Massimo fa riferimento all’abbassamento della qualità assistenziale e all’aumento della mortalità dei pazienti, ma… Ormai, questi, sono ritornelli che si sentono da anni, che qui in Italia non convincono proprio nessuno ad assumere o a far rispettare le leggi e che sono diventati anche piuttosto stucchevoli. Purtroppo. E a rimetterci, come sempre, sono soprattutto i pazienti…
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