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Medici e infermieri si alleano: “Carichi di lavoro insostenibili”

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Medici e infermieri si alleano: “Carichi di lavoro insostenibili”
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Per la prima volta, medici ed infermieri si uniscono per il conseguimento di un obiettivo comune

La carenza di personale, rispetto al fabbisogno, sarebbe “un’emergenza improrogabile”.

L’alleanza nasce proprio analizzando le cifre: sarebbero oltre 300 i medici che mancano in Piemonte tra pediatri, urgentisti, anestesisti e ortopedici. La loro età media, oggi di 54 anni, non potrà far altro che innalzarsi nel prossimo quinquennio.

Le stime per il periodo 2018-2022 parlano di un pensionamento previsto per il 20-25% dei professionisti. Il dato non considera però l’esodo verso il privato puro, il privato accreditato, le fughe all’estero e i passaggi alla medicina di famiglia.

Per quanto riguarda gli infermieri invece, i carichi di lavoro sarebbe aumentati in maniera esponenziale, rispetto a 15 anni fa.

Le ragioni sarebbero molteplici: in primis la maggiore complessità clinico-assistenziale dei pazienti, dovuta al progressivo invecchiamento della popolazione e della cronicizzazione delle patologie.

In Piemonte il tasso di ospedalizzazione per acuti in regime ordinario nella popolazione under 65 è di 81/1000 abitanti l’anno, mentre dai 65 ai 75 anni cresce a 162 e oltre i 75 anni arriva a 240 ricoveri l’anno ogni mille abitanti.

il sindacato dei medici Anaao Assomed, rappresentato da Chiara Rivetti, e il sindacato infermieristico Nursind, nella persona di Francesco Coppolella, hanno raggiunto un’intesa per affrontare una serie di priorità: iniziando dal fabbisogno di personale.

«Il 2 agosto la Regione aveva chiesto alle aziende sanitarie l’invio dei piani del fabbisogno triennale di personale e le risorse finanziare destinate all’attuazione – è stata la premessa –: il piano triennale avrebbe dovuto indicare, per tutte le aziende, le assunzioni a tempo indeterminato previste nel prossimo triennio, precisandone l’articolazione per ruolo, profili e categorie oltre che per esigenze delle singole unità operative, tenendo conto delle organizzazioni aziendali e delle differenti realtà territoriali.

Le nostre preoccupazioni riguardano l’analisi approssimativa e superficiale delle esigenze dei vari servizi. Nello specifico: l’assenza di un metodo di calcolo del fabbisogno, mai elaborato dalla Regione, il mancato confronto con i sindacati, i tetti di spesa assegnati. A nostro parere i dati forniti dalle Asl sono insufficienti e non rispondenti alle reali esigenze di personale, di cui la nostra sanità regionale ha estremo bisogno per affrontare le tante criticità più volte evidenziate».

In particolare, per ciò che riguarda gli infermieri, «l’Oms evidenzia una grave carenza di infermieri in Piemonte, pari a quasi 4 mila unità: in alcuni ambiti il rapporto infermiere paziente scende anche al di sotto di 1 infermiere per 20 pazienti». Altro dato: «Il 40% del personale infermieristico è costretto ad effettuare straordinari, solo nel 2016 gli infermieri piemontesi hanno maturato più di un milione di ore straordinarie e oltre 200 mila giornate di ferie residue. Anche per gli infermieri l’età media è di 51 anni e il 15% è affetto da limitazioni funzionali derivanti molto spesso dal lavoro stesso, molto usurante».

I rispettivi sindacati richiedono l’applicazione di un metodo di calcolo del fabbisogno «che garantisca una distribuzione adeguata e omogenea delle dotazioni organiche, senza il quale l’unico criterio rimarrebbe esclusivamente il vincolo economico: infine, riteniamo che i tetti di spesa assegnati per il personale non debbano essere nella maniera più assoluta inferiori a quello che è il vincolo nazionale».

Da qui il sollecito alla Regione perché convochi quanto prima un tavolo di confronto per spiegare quanti medici e infermieri saranno assunti, quando saranno assunti, dove saranno assunti, come saranno assunti e per quale motivo strategico, tenendo conto che ad oggi il tetto di spesa corrisponde al solo vincolo nazionale essendo usciti dal piano di rientro. Pena accompagnare le richieste con azioni di protesta su tutta la linea.

Simone Gussoni

Fonte: La Stampa

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