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Infermieri, piano d’assistenza per un paziente altamente critico: il nostro SSN pubblico

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Infermieri, piano d'assistenza per un paziente altamente critico: il nostro SSN pubblico
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Oggi il nostro SSN è un paziente di 40 anni che in anamnesi, tranne qualche acciacco, ha sempre goduto di buona salute; adesso sta manifestando i primi segni di un quadro clinico che potremmo definire “crisi di sostenibilità”

De-finanziamento progressivo, insoddisfazione di cittadini e operatori e incapacità politiche gestionali rischiano di diventare un mix letale. Considerata l’instabilità clinica del “paziente”, la terapia non può che essere una “quarta riforma” in grado di rendere com-possibili, cioè possibili contemporaneamente, sia una nuova ed adeguata risposta ai bisogni di salute dei cittadini sia la sostenibilità finanziaria del sistema. Per realizzare la com-possibilità serve pensare ad una nuova offerta di servizi per abbassare la domanda di salute così da rimettere in equilibrio il sistema e renderlo sostenibile.

Ma attenzione, dovremmo distaccarci dall’interpretazione che ne danno gli economisti di “sostenibilità” spesso confuso con de-finanziamento e razionalizzazione.

La ricetta degli economisti per rendere sostenibile la sanità è drammaticamente fallita!

Si sono succeduti governi che per far fronte all’insostenibilità finanziaria del sistema, hanno imposto alle regioni di contenere la spesa tagliando i fondi da destinare alla sanità con la convinzione che questi tagli avrebbero dato una sforbiciata a sprechi e disservizi senza compromettere la qualità, l’universalità e la natura pubblica del sistema. Purtroppo così non è stato: non solo gli sprechi sono rimasti, ma quelli che dovevano essere tagli chirurgici si sono rivelati colpi di mannaia sulle tutele garantite dallo Stato, configurando così una vera e propria macelleria sociale sui diritti dei cittadini e compromettendo di fatto i valori fondanti del SSN.

Ci hanno fatto credere che le politiche di austerità fossero necessarie per uscire dalla crisi, invece i patti per la salute imposti a livello centrale alle regioni hanno prodotto (dati CENSIS) l’indebitamento di 8 milioni di cittadini per pagarsi le cure e lo smantellamento del SSN pubblico a favore del privato. Non solo, questa miope gestione politica, in nome della sostenibilità, ha prodotto in generale una de-capitalizzazione del lavoro in sanità passando per la sospensione dei diritti degli operatori del settore che si sono impegnati nel mantenere alto il livello qualitativo nell’erogazione dei LEA.

I professionisti della sanità, gli infermieri in particolar modo, tramite un plus-lavoro, hanno garantito contemporaneamente (quindi reso com-possibili), le politiche di riequilibrio della spesa con l’erogazione di prestazioni essenziali ai cittadini, a spese dei propri diritti. In vista di una “quarta riforma”, per lo spirito di abnegazione sempre dimostrato, gli infermieri meriterebbero di essere ascoltati poiché depositari di idee innovative per rispondere meglio ai nuovi bisogni di salute della popolazione in maniera sostenibile.

Gli infermieri rappresentano i professionisti su cui puntare per rispondere ai futuri bisogni di salute di cronicità e non autosufficienza con un’assistenza qualificata che, con approccio proattivo e capillare sul territorio, consenta di monitorare l’evoluzione clinica della malattia e di abbassare la domanda di salute. Per questo è necessario metterli in condizione di poter esercitare la professione come da L. 251/00 e DM 739/94.

Queste leggi attualmente risultano non applicate nelle organizzazioni del lavoro in cui le risorse infermieristiche vengono utilizzate come 30 anni fa. Le cause di questo fenomeno sono: la carenza di personale negli ospedali e soprattutto sul territorio e una cecità culturale a tutti i livelli di rappresentanza professionale che non ha consentito un allineamento dei modelli organizzativi alle leggi. Urge lavorare su queste cause, rimpolpando gli organici alla luce delle evidenze scientifiche dello studio internazionale RN4CAST per cui il rapporto ideale infermiere:paziente è 1:6 e convogliando, a tutti i livelli, una nuova cultura per l’infermieristica.

Il governo definitosi “del cambiamento”, prende le distanze dalle prescrizioni di austerità per tutelare l’interesse nazionale e la qualità di vita dei cittadini. Nel contratto di governo, al capitolo sanità si ribadisce con fermezza l’intenzione di preservare l’attuale SSN pubblico. La politica centrale ed il ministro della Salute Giulia Grillo dimostrano sensibilità attorno ai contributi degli infermieri, e questo per noi è di buon auspicio.

Investire sugli infermieri equivale a garantire la salvaguardia del SSN pubblico, ricordiamolo! Siamo importanti solo se riusciamo a vederci parte di un sistema, solo così ritroveremo il giusto orgoglio di appartenenza professionale e la giusta forza per lottare a difesa della conquista sociale più importante: un sistema sanitario pubblico e universale.

 

Raffaele Varvara

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