L’influenza non viene ancora percepita come una patologia grave dalla stragrande maggioranza delle persone
Il più delle volte i suoi sintomi – mal di testa, dolori muscolari, tosse – vengono confusi con quelli di un forte raffreddore. Eppure l’influenza stagionale uccide fino a 650.000 persone ogni anno, globalmente. Ecco perché vaccinarsi è così importanti e lo è ancor di più per i bambini piccoli, gli anziani, le donne incinte e/o le persone che hanno un sistema immunitario vulnerabile, poiché è un modo sicuro di proteggerli.
Il virus dell’influenza muta continuamente, e lo fa con grande abilità proprio per sfuggire alle difese del nostro sistema immunitario. Quando emerge un nuovo virus, per il quale la maggior parte delle persone non ha acquisito un’immunità, può instaurarsi una pandemia.
“Un’altra pandemia causata da un nuovo virus dell’influenza è una certezza, ma non sappiamo quando accadrà, quale ceppo virale sarà e quanto sarà grave la malattia“, ha detto la Dott.ssa Wenqing Zhang, Direttore del “Global Influenza Programme” dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). “Questa incertezza rende l’influenza molto diversa da molti altri patogeni“.
Il 2018 segna il 100° anniversario di una delle più catastrofiche crisi di salute pubblica nella storia moderna, la pandemia influenzale del 1918, conosciuta ai più come “influenza spagnola”.
La velocità con cui il virus si diffuse nel 1918 è inimmaginabile, basti pensare che circa 500 milioni di persone, nel mondo, si infettarono e di questi ben 50 milioni morirono nell’arco di poco meno di due anni. Se si pensa che durante la prima Guerra Mondiale morirono circa 17 milioni di persone, è facile comprenderne la portata.
Non abbiamo più assistito, da allora, a niente di simile, ma gli studiosi come già ribadito dalla Dott.ssa Zhang, sanno che può accadere ancora. I virus, ma più in generale tutti i patogeni, non conoscono confini e sono assai democratici, difatti non fanno differenze di ceto o di classe e tantomeno di età. Il virus responsabile della “Spagnola”, a differenza degli altri virus influenzali, colpì prevalentemente i giovani uomini, con un’età compresa tra i 20 ed i 40 anni.
La pandemia incise profondamente sulla vita sociale ed economica delle persone e persino sui sistemi sanitari dei Paesi coinvolti. In questi cento anni, molte cose sono cambiate, abbiamo i vaccini, gli antivirali, test diagnostici rapidi, tuttavia e nonostante molti sforzi una grande fetta della popolazione mondiale resta esclusa dalla possibilità di poter intervenire prontamente. L’OMS, ha già messo in atto delle collaborazioni con le istituzioni sanitarie dei diversi Paesi, per scongiurare possibili nuove pandemie.
“Abbiamo la possibilità, adesso come non mai, di mitigare l’impatto di una possibile pandemia, salvare delle vite e ridurre i costi sociali e finanziari. Ma gli sforzi perché ciò accada debbono continuare ad essere messi in atto” sostiene la Dott.ssa Sylvie Briand, Direttore del Dipartimento “Infectious Hazard Management” (Gestione delle patologie infettivi a rischio) dell’OMS.
Un’epidemia influenza è non prevedibile dunque, vista la natura in continua evoluzione dei virus che ne sono responsabili. Le uniche armi sulle quali poter fare affidamento sono la prevenzione ed il controllo che va attuato con dei piani che possano rispondere rapidamente ad una possibile emergenza sanitaria. L’OMS ha lanciato anche quest’anno la campagna strategica per l’influenza dal nome per l’appunto “Global Influenza Strategy”.
Tre le aree prioritarie di intervento, rafforzare la preparazione alla pandemia, espandendo la prevenzione e il controllo dell’influenza stagionale, la ricerca e l’innovazione. La ricerca e l’innovazione comprendono la possibilità di poter prevedere in anticipo i focolai influenzali, insieme allo sviluppo di nuovi vaccini, compreso un possibile vaccino universale contro l’influenza, attivo contro tutti i ceppi del virus dell’influenza stessa.
“L’influenza pandemica è un importante problema di salute pubblica che non siamo ancora in grado di prevenire o eliminare, data la nostra attuale tecnologia e conoscenza. Quindi il nostro lavoro deve basarsi sulla gestione della pandemia quando dovesse verificarsi e di limitare il suo impatto sulla salute e sulla società“, ha affermato la Dott.ssa Zhang.
“Le epidemie influenzali stagionali, continua sempre la Dott.ssa Zhang, offrono reali opportunità per prepararsi alla prossima pandemia. Per ottenere il miglior risultato possibile ora e in futuro, ci sono tre fattori critici: tempestività e qualità della condivisione, ricerca e innovazione e coordinamento globale. Per l’influenza pandemica, il mondo deve lavorare come una squadra”.
Quando e come, dovremo confrontarci con un’epidemia di vaste dimensioni, non è nelle nostre possibilità saperlo, tuttavia quello che possiamo fare, come operatori sanitari è quello di sottoporci alla vaccinazione che ci viene offerta gratuitamente e che ci impedisce di trasmetterla ai nostri pazienti e di applicare quelle buone norme igieniche che sono alla base di una corretta prevenzione di qualsiasi patologia infettiva.
Rosaria Palermo
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