Ancora uno sgradevole episodio di dominio pubblico ha permesso a molti colleghi di percepire quanto errata sia la visione che il cittadino abbia della professione infermieristica.
Dopo il caso mediatico dell’economista Alberto Forchielli, che ricordava agli spettatori di La7 come chi non avesse voglia di studiare potesse “andare a fare l’infermiere”, dobbiamo scrivere un nuovo capitolo di denigrazione da parte dei mass media.
Pochi giorni fa abbiamo udito Giancarlo Magalli spiegare al grande pubblico come l’oss fosse un infermiere, ricevendo una pronta replica di Mara Venier, nella quale la conduttrice domandò se l’infermiere fosse un badante, siamo a riportare le dichiarazioni dell’editorialista ed ex inviato di guerra Marco Guidi.
Nel corso di un recente episodio della trasmissione “Radio Radio”, nella quale era presente anche l’infermiere ed autore Alessio Biondino, il giornalista avrebbe dedicato un pensiero ai cittadini e agli infermieri.
“A Bologna abbiamo la MD del professor Pandolfi, la quale, senza chiedere un soldo, ti manda 4 o 5 volte a casa l’infermiere… per fare quei lavori che magari tu non sei in grado di fare… cambiare i pannoloni, cambiare il letto, cambiare una flebo, etc…”.
È apparsa a tutti evidente la buona fede del giornalista che, nel tentativo di difendere la categoria, ha riportato esattamente ciò che la maggior parte della popolazione pensi sia competenza degli infermieri.
Pochi mesi fa, lo stesso Guidi aveva commesso un’ulteriore gaffe, descrivendo un episodio che lo aveva avvicinato a loro.
“Quando due estati fa sono stato operato al cuore e tra l’altro ero riuscito a cascare fratturandomi una spalla e due braccia… Avevo un braccio immobilizzato dal tutore e l’altro, dopo l’operazione… mi hanno detto non lo muova per almeno 24 ore.
Ho chiamato le infermiere dicendo «Ragazze c’è un piccolo problema: se qualcuno non mi mette il pisello nel pappagallo io me la faccio addosso poi vi tocca cambiarmi.
Era una situazione anche un po’ imbarazzante ma un paio di infermiere, con un sorriso, scherzando arrivavano e «operazione pisello!!!».
Hanno non solo sdrammatizzato ma mi hanno fatto sentire un calore umano che non è proprio il massimo quando una tiene il mio pisello e lo mette nel pappagallo”.
Il riconoscimento sociale che dovrebbe essere doveroso nei confronti di una nobile professione, ormai annoverata tra quelle intellettuali, continua ad essere per tutti un lontano miraggio.
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