Invece dei classici cicli, è possibile assumere farmaci per bocca a piccole dosi. Senza andare in ospedale.
Si chiama chemioterapia metronomica e sta prendendo sempre più piede. Funziona in alcune forme di tumore al seno, ma anche del polmone, del tratto gastrointestinale e della prostata, in stadio avanzato (cioè in presenza di metastasi), quando le altre terapie hanno fallito e la chemio diventa un’opzione terapeutica irrinunciabile.
«L’idea è di somministrare i chemioterapici a piccole dosi e con una frequenza che varia da due o tre volte alla settimana fino a quella quotidiana, senza interruzioni», spiega Marina Cazzaniga, direttore del Centro ricerca di Fase uno dell’Asst (Azienda socio-sanitaria territoriale) di Monza all’Ospedale San Gerardo. È dunque un metodo diverso rispetto a quello standard e ha i suoi vantaggi.
La chemioterapia “classica”
«La classica chemioterapia – aggiunge Cazzaniga – prevede la somministrazione di alte dosi di farmaci chemioterapici, che vanno a colpire le cellule tumorali, ma anche quelle sane, e sono tossici soprattutto per il midollo osseo (provocano, cioè, anemia e riduzione delle difese immunitarie, ndr). Ecco perché si somministrano a intervalli di qualche settimana, per permettere al midollo di recuperare». Con la metronomica, invece, le dosi di chemioterapici (si parla, ovviamente, di farmaci per bocca, vista la frequenza di somministrazione) sono ridotte fino a un decimo rispetto a quelle standard. E questo cambia anche il modo in cui funzionano. Spiega Cazzaniga: «Se la classica chemio agisce di preferenza sulle cellule tumorali, la chemio metronomica ha un effetto anche sul microambiente in cui il tumore si sviluppa. Inibisce la formazione di nuovi vasi sanguigni (quelli che vanno ad alimentare il tumore, ndr) e stimola le difese immunitarie».
Caduta dei capelli
Ecco un primo vantaggio. Ma c’è ne sono altri. Intanto si riducono gli effetti collaterali non solo sul midollo, ma anche sulla caduta dei capelli. E poi questa mini-terapia non richiede esami del sangue frequenti e si esegue a casa (è il motivo per cui si scelgono chemioterapici, somministrabili per bocca, che non richiedono ricovero in ospedale). Il che significa che il paziente può continuare a svolgere le sue attività quotidiane: un punto a favore della qualità di vita del paziente. Quest’ultimo aspetto ha avuto grande risalto all’Esmo, il congresso annuale dell’European Society of Clinica Oncology, in corso a Monaco di Baviera. Ma c’è di più. La chemioterapia metronomica ha anche un risvolto sociale importante: i farmaci sono vecchi (si pensi, per esempio, a ciclofosfamide, metotrexate, capecitabina, topotecan, vinorelbina), poco costosi e potrebbero consentire un maggior accesso alle cure non solo nei Paesi avanzati, ma soprattutto in quelli più poveri.
Tumore al seno
«Uno studio in real life (cioè uno studio che valuta gli effetti dei farmaci non in trial clinici con pazienti selezionati, ma nei pazienti che vivono la vita di tutti i giorni, ndr), condotto in Italia dal 2011 al 2015 su 600 pazienti, ha dimostrato un incremento dell’utilizzo di questa terapia non solo nelle fasi più avanzate di un tumore al seno metastatico ormonodipendente, in cui la terapia con ormoni ha fallito, ma anche in quelle meno avanzate. Il ricorso a questa terapia, cioè, sta diventando sempre più precoce». Studiare questo approccio terapeutico, poco costoso, non è facile, perché l’industria non ha interessa a finanziare le ricerche e, di conseguenza, è anche difficile pubblicare sulle riviste scientifiche più importanti e diffondere queste conoscenze.
Scuola di metronomica
Va tuttavia segnalata un’iniziativa interessante: l’Esmo, nel 2015, ha emanato le Linee guida sulla chemioterapia metronomica, in cui certifica che “è un’opzione di trattamento di cui tenere conto”. Il progetto International School of Metronomic Therapy (Isme), di cui Marina Cazzaniga è presidente, sarà online nei prossimi mesi. Si tratta di una scuola basata sul web, usufruibile a domicilio, con crediti formativi per l’aggiornamento professionale, che ha la missione di far conoscere questa possibilità terapeutica ai medici oncologi, ma anche agli infermieri e a chi si occupa di farmaco-economia. Una possibilità terapeutica che, appunto, potrebbe avere un valore enorme nei Paesi dove l’accesso alle cure sanitarie in oncologia è molto limitato. Il motto del progetto è “Dedicato ai pazienti. Dedicato alla conoscenza”.
Redazione Nurse Times
Fonte: www.corriere.it
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