Nuovi particolari emergono in merito alla vicenda dell’ostetrica dipendente dell’ospedale di Civitanova licenziata in seguito al rifiuto di sottoporsi ad una vaccinazione (Leggi) richiesta dall’azienda ospedaliera.
Le sarebbe stato contestato il fatto di non essere coperta per il vaccino Mpr, relativo a morbillo parotite e rosolia, comunemente definito trivalente.
Il datore di lavoro le ha detto di farlo, ma l’ostetrica si sarebbe opposta, sostenendo di avere un solo valore inferiore alla norma.
«Non sono una no vax e non appartengo a nessun movimento del genere – sottolinea l’ostetrica, M. G. –, mi sono solo rifiutata di sottopormi ad una vaccinazione contro due malattie per le quali sono già immune, il medico con cui ho parlato non ha escluso che potessero esserci dei rischi. Avevo chiesto all’azienda di fare solo quella per la parotite. Loro mi hanno risposto che avrei dovuto fare il trivalente. Punto».
«L’interessata è stata non una, ma più volte, sollecitata a vaccinarsi – dichiara Alessandro Maccioni, direttore Area Vasta 3 –. Un mese fa, con l’avvio della procedura di licenziamento, abbiamo concesso altri venti giorni, per quello che si chiama ravvedimento operoso. Se lei avesse provveduto, anche l’ultimo giorno utile, tutto si sarebbe risolto».
Nel frattempo, l’avvocato dell’ostetrica preannuncia il ricorso al giudice del lavoro.
Tutto ha avuto inizio ad agosto, quando M. G. ha scoperto di avere il valore anticorpale inferiore rispetto alla soglia prevista.
«Tale carenza – spiega l’avvocato – è emersa a seguito dei controlli previsti dalla legge dopo un’assenza per infortunio sul lavoro, ad agosto. Peraltro la professionista ha rappresentato ai dirigenti preposti, di avere memoria di aver contratto la malattia in età infantile, tant’è che risulta avere un valore degli anticorpi IgG pari a 8,28 a fronte di un’immunità stabilita con valori uguali o superiori a 9.
Preso atto di ciò e nonostante il ricordo di aver contratto la malattia, la mia cliente si è dichiarata fin da subito disponibile a sottoporsi all’unica vaccinazione per la patologia alla quale non risulta immune, tuttavia l’azienda le ha imposto, come unica alternativa, la somministrazione del vaccino Mpr, nonostante lei sia immune sia alla rosolia che al morbillo».
«Non sono scelte che si fanno a cuor leggero – sottolinea Maccioni –, le eviterei volentieri. Ma che tutela possiamo dare a un bambino appena venuto al mondo se gli operatori sanitari che lo accolgono possono costituire un rischio di contrarre una malattia?
Ci sono norme chiare, che danno attuazione all’articolo 32 della Costituzione, e cioè la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Il mio quindi era un atto dovuto, anche se non automatico»
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