Il nostro collaboratore Pasquale Fava propone un resoconto della sua partecipazione all’evento romano.
Giusto qualche giorno fa si è conclusa a Roma la primissima edizione dell’evento “Expo Salus and Nutrition”, fiera incentrata sulla salute, sulla nutrizione, ma soprattutto sulla prevenzione. L’evento è stato strutturato in due padiglioni (9 e 10) della Fiera di Roma e questa suddivisione è stata tale per creare una distinzione tra gli eventi destinati esclusivamente per il personale sanitario, e quelli destinati a tutto il pubblico che afferiva per l’occasione.
Il sottoscritto ha preso parte alla prima giornata (giovedì 8 novembre) dell’evento, come professionista sanitario e chiaramente anche come un comune cittadino che ha voglia di sapere, ha voglia di conoscere, ha voglia di scoprire qualcosa in più sul settore della salute. Giunto alla sede dell’evento ed espletate le pratiche che permettevano di accedere agli eventi convenzionati ECM per i professionisti sanitari, ho potuto prendere visione di tutto ciò che era presente in entrambi i padiglioni.
A dare il via ufficiale all’evento sono stati l’ingegner Piccinetti (amministratore unico Fiera Roma) e il professor Andrea Lenzi (presidente dell’Expo Salus and Nutrition). Entrambi hanno sottolineato l’importanza di una prima versione di lancio di questo evento (un’edizione “zero”), che sicuramente sarà un trampolino di lancio per le edizioni successive. L’evento, oltretutto, ha permesso un rilancio di Fiera Roma, e soprattutto ha rimarcato l’importanza di Roma, centro nevralgico della formazione universitaria italiana, e centro della Sanità italiana, per la presenza delle più alte istituzioni del settore (dall’Iss al ministero della salute).
La parola chiave dell’Expo è stata “informazione”, intesa come mezzo d’abbattimento dell’ignoranza sanitaria, ma anche come mezzo di promozione di una maggior consapevolezza del proprio stato di salute. Si è cercato di dare maggiormente spazio al pubblico, piuttosto che ai professionisti del settore. Inoltre si è voluto ricordare che, proprio nell’anno in corso decorreva il quarantennale dell’istituzione del Ssn (L.833/1978).
Dopo la prima parte della conferenza stampa, vi è stato l’intervento di tutte le associazioni volontaristiche per i pazienti che hanno aderito all’iniziativa. Tra queste, l’Ail (Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma onlus), capitanata dal suo presidente, il professor Sergio Amadori, che ha evidenziato la lieve linea di demarcazione che vi è tra cittadini e pazienti (tutti i pazienti di fondo sono cittadini e ciò implica un più profondo processo di sensibilizzazione).
Passando proprio al Padiglione 9, ho potuto prendere visione di svariati stand interessanti. Vi era lo stand dell’Heremos, una start-up emergente nel settore biomedicale, che ha concentrato, in indumenti comuni di tutti i giorni, sensori di elevata capacità e precisione, in grado di poter monitorizzare frequenza cardiaca e respiratoria, temperatura sistemica, pressione arteriosa, sudorazione, e volumi respiratori. Il fine applicativo di questo prototipo va dal monitoraggio dei pazienti in terapia del dolore o in riabilitazione post-operatoria, fino al monitoraggio sportivo e alla prevenzione degli incidenti sui luoghi di lavoro.
Interessante è stato anche il Bar della Biochimica, diretto dal professor Eugenio Luigi Iorio (presidente Osservatorio internazionale dello stress ossidativo), che ha verificato, tramite test sul pubblico, lo stress ossidativo su test capillare e ha eseguito un’analisi di vari campioni di olio e vino per verificarne le proprietà benefiche. Ha poi condotto un intervento nel teatro del padiglione 9, denominato “Benessere sessuale a tavola” (dalla biochimica del bacio all’esplorazione dei cibi e degli stili alimentari utili a migliorare il benessere psicofisico e le performance sessuali nella vita quotidiana).
Tra i vari stand, è balzato agli occhi anche quello dell’Opi di Roma. Avendo avuto la possibilità di scambiare due chiacchere con i responsabili dello stand, la domanda più logica e, forse, appropriata è stata: “Cosa proponete al pubblico, soprattutto a quelle persone che sanno ben poco di materia sanitaria?”. Oltre a eseguire accertamenti (quasi tutti gli stand del padiglione 9 proponevano una consulenza accessibile e gratuita), i curatori dello stand avevano come intenzione quella di far conoscere al pubblico la figura dell’infermiere, con modalità simili a quando è accaduto nella Giornata internazionale dell’infermiere, svolta quest’anno in piazza del Popolo a Roma.
Anche l’Ares 118 della regione Lazio era presente, e tutta l’equipe ha mostrato al pubblico alcune manovre salvavita: l’esecuzione dei vari step del BLSD adulto e pediatrico e le manovre di disostruzione (soffermandosi maggiormente su quelle pediatriche e neonatali). Inoltre, il medico d’equipe ha eseguito un test dell’ECG telerefertato con la centrale operativa 118, procedura consolidata e principalmente utile per il riconoscimento tempestivo di cardiopatie gravi in ambito extraospedaliero (riconoscimento dell’IMA STemi). Durante l’esecuzione delle procedure di BLSD, il personale ha adoperato i massaggiatori automatici Shiller e il Life Band (in uso come test clinico per l’eliosoccorso).
Adiacente all’area riservata ai workshop, e dunque a svariati eventi ECM, vi era la Medical Gaming Room, uno stand dal nome piuttosto insolito, ma molto particolare nel contenuto. Lo stand era adibito alla promozione delle nuove tecnologie di training e planning sanitario, rivolto al personale medico e a specializzandi, utilizzando quelle che sono le nuove frontiere tecnologiche (VR, Oculus Rift, controller di mira, ecc.). Il progetto si basa sull’esempio di TAC e MRI, e dunque permette di avere una visione in 3D della parte anatomica interessata.
La parte dell’evento a cui ho dedicato più tempo e interesse è stata la conferenza “Chi tesse la ‘rete’ della salute? Giornalismo autorevole o disinformazione”, un corso di formazione accreditato dall’Ordine dei giornalisti, alla quale potevano prendere parte non solo giornalisti, ma anche chiunque volesse avere una maggior conoscenza proprio sul come cercare, riconoscere e distinguere le informazioni corrette da quelle false. L’evento prevedeva 4 focus centrali:
- Blogging, comunicazione autorevole e storytelling emozionale.
- Tecnica e modalità di scrittura scientifica. Il punto di vista del medico.
- Fake news (da distinguere con disinformazione e misinformazione) e cattiva informazione scientifica: come ci possiamo proteggere?
- Case History – Giornalismo autorevole, compliance di successo.
Il corso pone come obbiettivo quello di misurare il rapporto degli italiani con la ricerca online di informazioni sulla salute e di fare luce su certificazioni ed elementi certi che possono garantire la veridicità delle notizie, con un doveroso focus sul debunking, che in materia di salute appare imprescindibile.
A ogni partecipante è stato consegnato un plico contenente fogli per eventuali appunti, oltre a una copia del “Journalism, fake news & disinformation”, di C. Ireton e J.Posetti (Handbook for Journalism Education and Training, prodotto dall’UNESCO Series on Journalism Education). Tra i vari relatori vi erano molteplici volti noti del settore giornalistico e del settore sanitario. Particolarmente interessante e d’ispirazione sono stati i dati riportati dal ministero della Salute, presentati da uno dei primi relatori dell’evento, il neo portavoce del ministro, dottor Emanuele Cigliuti. Quest’ultimo ha evidenziato aspetti importanti dell’attuale quadro italiano sulla tematica:
- Il clima di sconforto, la mancanza di fiducia nelle istituzioni e le sempre più crescenti fonti di diffusione di fake news hanno permesso di indebolire la popolazione e di renderla più suscettibile ed esposta a potenziali fattori di rischio.
- La stragrande maggioranza degli italiani ricorre all’informazione tramite la televisione, mentre se si dividono i dati per fascia d’età, la under 35 (la fascia più sensibile di popolazione, dove il ministero incentra le varie campagne di sensibilizzazione) ricorre principalmente a internet e siti web (75%).
- Il ministero, su ispirazione di tali dati, ha iniziato chiaramente una lotta alla disinformazione e alle fake news, per ridimensionare e incanalare le nuove generazioni (che diverranno futuri cittadini e membri attivi dello stato) verso una ricerca più minuziosa e coscienziosa per la propria salute.
Tutto sommato, sono riuscito felicemente a completare questa nuova esperienza, ma non sono la persona adatta per poter dare un giudizio su questo Expo, in quanto non ho preso parte a tutti i giorni dell’evento. Trattandosi della prima edizione, comunque, sono ammissibili alcune imperfezioni. Pertanto invito chiunque a prendere parte alle prossime edizioni e a vivere quest’evento con la curiosità di scoprire sempre qualcosa di nuovo e inaspettato.
Pasquale Fava
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