La paziente di 70 anni originaria dello Sri Lanka che alcune settimane fa era diventata tristemente famosa per un video che la ritraeva ricoperta di formiche è deceduta.
Si trovava presso il nosocomio campano in seguito al rifiuto del previsto rimpatrio compassionevole in aereo, negato dalla compagnia di volo a causa della gravità delle sue condizioni cliniche.
Secondo la ricostruzione della Regione, era affetta da doppio ictus cerebrale con tetraparesi, triplice by pass aorto coronarico, insufficienza respiratoria trattata con tracheotomia, diabete e ipertensione arteriosa.
La vicenda riguardante la signora Thilakawathie Dissianayakex aveva evidenziato ulteriori numerosi disservizi presenti nel reparto di medicina generale dell’ospedale “San Giovanni Bosco”.
Dopo lo scandalo occorso nel mese di novembre, l’avvocato della paziente Hilary Sedu, presentò denuncia alla Procura di Napoli.
“La mancanza di cure – spiega Sedu – ha provocato nella donna piaghe da decubito profondissime che le hanno leso la cute e la carne fino a quasi intravedere le ossa. Il 21 dicembre scorso e’ stata trasferita con urgenza presso il reparto di rianimazione dell’Ospedale del Mare dove e’ purtroppo deceduta”.
Al momento del decesso, l’avvocato ha richiesto alla magistratura di sequestrare il corpo e disporre l’autopsia.
In seguito alla diffusione del video, tre infermieri in servizio vennero sospesi. Attualmente sono stati reintegrati in servizio, ma l’inchiesta che li riguarda è tuttora in corso.
Secondo quanto riferito dagli stessi professionisti in servizio in reparto, la figlia avrebbe più volte contestato le medicazioni delle lesioni da decubito effettuate dagli infermieri.
Nessun protocollo specifico per il trattamento delle lesioni da decubito sarebbe esistito in reparto, ne tanto meno sarebbe mai stata in uso una cartella infermieristica attraverso la quale pianificare l’assistenza. Tuttavia gli infermieri avrebbero documentato in forma scritta la loro attività, con gli strumenti a loro disposizione.
Alla paziente venne posizionato un materassino antidecubito ma, a causa delle scadenti condizioni di salute, non sarebbe stato possibile posizionarla sul fianco, costringendola ad una postura supina obbligata.
Secondo il personale, la donna non avrebbe presentato “lesioni profonde” (come sostenuto dal legale della famiglia). Nonostante ciò sarebbe stata medicata quotidianamente dagli infermieri, secondo le indicazioni a disposizione e più volte visitata dal chirurgo.
“Non toccare, sono la figlia”
Ogni mattina il personale infermieristico rinnovava le medicazioni. Regolarmente nel pomeriggio però, la figlia giungendo in reparto, rimuoveva quanto trovasse sostituendo il tutto con del semplice cotone. Successivamente apponeva un messaggio sopra ad un cerotto, invitando gli operatori a non toccare quanto fatto.
Diversi aggressioni verbali ed attestati di disistima erano giunti nei confronti della coordinatrice infermieristica e del personale sanitario.
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