Riceviamo e pubblichiamo l’appello rivolto dalla responsabile regionale del sindacato, Laura Rita Santoro, al direttore generale dell’Azienda, Giorgio Casati.
La scrivente O.S. chiede lo scorrimento urgente della graduatoria di mobilità per le note carenze di personale comuni a tutta la regione Lazio. Inoltre si ricorda che il lavoro degli infermieri è gravoso, quindi a 61-62 anni è necessario un ricambio che, proseguendo come nel passato, non investendo nella sanità/personale, potrebbe rappresentare un danno per l’utenza tutta.
Si ricorda che l’età media del personale è più vicina ai 50 anni che ai 40, con picchi incredibilmente vicino ai sessanta! La regione Lazio celebra l’eccellenza, ma ha personale anziano e provato. Possiamo decidere di farlo lavorare fino a 100 anni? Come aspettare che la natura faccia il suo corso, facendo morire in servizio il personale? È assolutamente necessario un ricambio generazionale! Tra l’altro, nella graduatoria di mobilità sgradita (?) alla Regione Lazio e all’azienda in indirizzo ci sono molti colleghi originari della provincia di Latina, quindi una fonte di infermieri che non andrebbe sottovalutata!
Si parla di un numero notevole di infermieri disponibile ad andare in pensione. La scrivente O.S. è convinta che le percentuali di infermieri disponibili ad andare in pensione, nella Regione Lazio, saranno superiori che in altre regioni per due motivi: l’elevata età media del personale e la modalità di lavoro. L’uso eccessivo di straordinario, i riposi interrotti, la mancanza di personale di supporto, che non sostituisce ma supporta, e la mancanza di presidi come i sollevatori (in alcune realtà arrivati solo di recente).
Dieci anni di blocco del turnover sono causa di numerosi problemi assistenziali, molti dei quali sostenuti dalle sole spalle del personale, soprattutto infermieristico. Si sottolinea, inoltre, che i colleghi in attesa di mobilità rappresenterebbero una risorsa per l’erario, ma anche una risorsa aggiunta per compensare il divario che si sta creando tra gli infermieri prossimi alla pensione e quelli neo assunti. È la dimostrazione della mancanza di considerazione delle funzioni e capacità degli infermieri nostrani.
L’Azienda dovrebbe battersi per il ringiovanimento dell’intero comparto sanitario, mandando in pensione chi è da tempo stanco di lavorare, accogliendo giovani leve, ma coprendo anche quella fascia di personale di mezzo, ben lontano dalla pensione ma con esperienza che può aiutare e supportare le nuove leve. Sempre che si considerino gli infermieri una risorsa…
Il blocco del turnover ha un costo che nessuno vuole considerare, soprattutto nella regione Lazio. Un costo in termini di assistenza: non è un caso che il tasso di mortalità, regione per regione è diverso. Negli Stati Uniti, già nel 2000, si stimava che il costo del turnover di un singolo infermiere di Medicina o Chirurgia si attestava sui 10.000 dollari per costi diretti, e questi rappresentano solo il 21% dei costi complessivi. La formazione degli infermieri specializzati costa molto di più: lo studio citato lo ha stimato in 11.520 dollari. Non mi sembra poco!
Recentemente leggevo che nella provincia di Latina il 30% della popolazione avrà raggiunto i 65 anni tra poco meno di un decennio. Gli infermieri sono portati a pensare alle malattie cronico-degenerative tipiche degli anziani “sani”, ma da curare e assistere. Chi si occuperà di loro? È necessario programmare, strutturare la sanità sulla base delle prospettive note. Non si può pretendere che gli infermieri, i medici e altre figure sanitarie continuino a sostenere la sanità come avvenuto nel passato. Non si può più tacere.
Redazione Nurse Times
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