La sanità regione pugliese, così come molte altre in Italia, si trova in una situazione di emergenza conseguente alla mancanza di medici specialisti. Anziché seguire la via della richiamata in servizio dei camici bianchi andati in pensione in passato, ha deciso di importarli direttamente dagli stati esteri.
A fronte dell’emergenza battezzata come “mancanza di medici” l’Asl di Foggia – dopo la scelta del Molise prima e di Veneto, Piemonte e Umbria poi, di richiamare in servizio medici pensionati – cerca una propria via per colmare i buchi di medici specialisti.
Secondo il direttore generale Vito Piazzola, la situazione sarebbe drammatica. Per questo motivo è stato costituito un nucleo di crisi in grado di ricercare la soluzione migliore.
«Le nostre strutture sono in ginocchio, non vogliamo lasciare nulla d’intentato – dichiara Piazzolla – abbiamo lanciato un “mayday” cui hanno risposto i colleghi rumeni e i nostri uffici risorse umane stanno studiando questa possibilità. In un primo momento suonava quasi come una provocazione, ma ci mancano 135 professionisti tra anestesisti rianimatori, ortopedici, pediatri e medici del pronto soccorso. Potremmo assumerli, ma il punto è che per questa specialità sanitaria non si riesce a trovare prfessionisti».
Dopo aver valutato numerose soluzioni, il team di esperti pugliesi ha ricevuto la disponibilità di un gruppo di medici specialisti provenienti dalla Romania, pronto a trasferirsi in Italia per lavorare.
“Ci sono degli ostacoli di tipo burocratico e contrattualistico, stiamo valutando anche aspetti relativi alla validità del titolo di studio – continua Piazzolla – Ma non ci arrendiamo: stiamo studiando vie per risolvere un problema che sta mettendo in ginocchio gli ospedali e i servizi territoriali. Abbiamo messo in moto di tutto, compresa la possibilità di intercettare disponibilità, che alcuni medici hanno dato, in Romania. Non abbiamo lasciato nulla al caso”.
Questa situazione disastrosa sarebbe la conseguenza di un difetto di programmazione: “Abbiamo avuto dei periodi, come quello di fine anni ’70 inizi anni ’80, con grandi inserimenti nel sistema sanitario. Ma non si è pensato per tempo che questi professionisti sarebbero andati in pensione. Arruolare anestesisti, ortopedici, radiologi, medici di Pronto soccorso, pediatri e psichiatri è diventata una missione quasi impossibile”
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