L’unità operativa di cardiologia dell’ospedale G.B. Grassi di Ostia conquista un nuovo primato in seguito all’intervento che si è svolto alcune settimane fa.
Il defibrillatore più piccolo al mondo è stato impiantato per la prima volta in Italia dall’équipe coordinata dal professor Fabrizio Ammirati, direttore del Dipartimento di Medicina nonchè primario di Cardiologia e Unità coronarica dell’ospedale Grassi. L’intervento, effettuato il 28 marzo su un uomo di 66 anni, è perfettamente riuscito.
Si tratta del defibrillatore della nuova famiglia Rivacor di Biotronik, il più piccolo apparecchio in grado anche di sopportare esami di risonanza magnetica full body scan alla potenza non superiore a 3 Tesla.
Questo aspetto risulta particolarmente importante poiché permette l’accesso ai pazienti portatori del Rivacor a scansioni in alta definizione in piena sicurezza e libertà senza alterazioni del funzionamento del defibrillatore.
Un sistema interno all’apparato, infatti, permette il riconoscimento automatico del campo magnetico, relativo alla risonanza magnetica, modificando in automatico la programmazione del dispositivo, evitando così pericolose interferenze, e nel contempo, svincolando gli ambulatori ed i pazienti da molteplici controlli ad hoc.
Nonostante sia di dimensioni estremamente ridotte, con uno spessore di appena 1 centimetro, è dotato di una batteria che gli garantisce una grande longevità permettendogli di poter rimanere in funzione anche per 15 anni.
Il particolare fattore di forma Bioshape del quale è dotato, gli permette di ridurre al minimo il rischio di decubito decubiti all’interno della tasca grazie ai suoi profili stondati ed anatomici.
I dispositivi Rivacor dispongono del primo e più avanzato sistema di telemedicina correlato ai dispositivi impiantabili, ovvero lo Home Monitoring con trasmissioni quotidiane, validato da marcatura comunitaria CE e della statunitense FDA per la riduzione dei controlli ambulatoriali ad un anno. Non solo: i risultati di un primo studio, ancora in corso, certificano la riduzione della mortalità dei pazienti di oltre il 60% per tutte le cause.
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