A distanza di un anno dalla segnalazione del problema, i timori dei lavoratori restano immutati.
Poco più di un anno fa, su questo stesso portale, abbiamo dato voce ai timori dei lavoratori dell’Asl Salerno: la preoccupazione di non veder riconosciuti i periodi contributivi regolarmente versati, ma non risultanti nell’estratto contributivo dell’Inps, toglieva il sonno a molti infermieri (tra cui lo scrivente dal cui estratto contributivo mancano circa 15 anni).
Prima le rassicurazioni dell’Asl sull’attivazione di una task force, poi la proroga di un anno concessa dall’Inps alle Asl per regolarizzare la posizione assicurativa di chi era transitato dalla disciolta Inpdap avevano contribuito a rasserenare gli animi. Oggi, però, la situazione sembra immutata: la maggior parte dei lavoratori non ha visto modifiche sul proprio estratto contributivo; chi deve andare in pensione vive momenti di vera apprensione e ottiene che la sua posizione assicurativa venga regolarizzata solo dopo aver presentato richiesta di quiescenza, con gli immaginabili patemi d’animo e la perdita di serenità che questa situazione determina.
Con la circolare n. 117 del 11 dicembre 2018 l’Inps ha prorogato di un anno la possibilità di regolarizzare, gratuitamente per l’Asl, la posizione dei dipendenti. Il termine è stato quindi spostato al 31 dicembre 2019. Dopo questa data, nulla dovrebbe cambiare per i lavoratori, che conserverebbero il diritto a veder regolarizzata la propria situazione contributiva. La regolarizzazione dei periodi contributivi, però, non sarebbe più gratuita per l’Asl, che dovrebbe sostenere dei costi che, visto il numero consistente di lavoratori interessati, diverrebbero esorbitanti e potrebbero avere ricadute sull’assistenza e sul diritto alla salute in un territorio, la Campania, già duramente provato.
Infatti i flussi di denuncia che perverranno all’Inps dal 1° gennaio 2020 saranno gestiti secondo le nuove indicazioni. I datori di lavoro pubblici potranno quindi continuare ad aggiornare le posizioni assicurative dei dipendenti, ma per i flussi trasmessi dal 1° gennaio 2020 dovranno sostenere un onere calcolato secondo le indicazioni della circolare Inps 169/2017. L’Asl sarà cioè obbligata a sostenere l’onere del trattamento di quiescenza riferito a periodi di servizio per cui è intervenuta la prescrizione, utilizzando come base di calcolo il criterio della rendita vitalizia.
Giova quindi ripetere che il termine del 31 dicembre 2019 non è un termine decadenziale per i lavoratori. I lavoratori pubblici possono, anche successivamente al 31 dicembre 2019, presentare richiesta di variazione della posizione assicurativa. A cambiare sono gli effetti che scaturiscono a carico dei datori di lavoro pubblici. Gioverebbe, per tranquillizzare i lavoratori e l’utenza, una dichiarazione dei vertici dell’Asl che rasserenasse il clima, garantendo che la task force promessa avrà risolto e regolarizzato tutte le posizioni entro i termini previsti e che nessun ulteriore costo graverà sulle spalle dei cittadini o dei lavoratori.
Massimo Arundine
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