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Si celebra oggi la Giornata mondiale del Cuore

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Arresto cardiocircolatorio, morte Cardiaca improvvisa: gestione Infermieristica
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La Giornata mondiale del Cuore, che la World Heart Federation celebra oggi 29 settembre, è dedicata anche quest’anno alla promozione di scelte e stili di vita salutari per l’individuo e per la comunità

Come sottolinea lo slogan “My hearth. Your hearth” (“Il mio cuore, il tuo cuore”). La call to action dedicata a tutti è “Diventa un eroe del cuore”, per farlo bastano tre passaggi:

  • fai una promessa per il tuo cuore controllando la pressione, smettendo di fumare, mangiando cibo sano e incrementando l’attività fisica
  • condividi la tua promessa e fai da esempio per gli altri creando il tuo poster da condividere sui social
  • mantieni la promessa.

Le malattie cardiocerebrovascolari

Con quasi 18 milioni di decessi annui, le malattie cardiocerebrovascolari (Mcv) sono la prima causa di morte nel mondo. Anche nel nostro Paese, ad oggi, esse rappresentano la più importante causa di mortalità, morbosità e invalidità, nonostante siano fra le patologie cronico-degenerative quelle che meglio si conoscono in termini di fattori di rischio e per le quali sono disponibili interventi di prevenzione primaria su stili di vita e trattamenti farmacologici. Chi sopravvive a una forma acuta, diventa un malato cronico con notevoli ripercussioni sulla qualità della vita e sui costi economici e sociali che la società deve affrontare.

Inoltre i fattori di rischio e le malattie cardiovascolari sono fra i maggiori determinanti delle malattie legate all’invecchiamento, producendo disabilità fisica e disturbi della capacità cognitiva.

Nel nostro Paese, la mortalità per le malattie ischemiche del cuore continua a colpire quasi il doppio degli uomini rispetto alle donne.

In particolare, nel 2016, si sono registrati 12 decessi ogni 10.000 abitanti uomini e circa 6 decessi ogni 10.000 abitanti donne. Si conferma un trend in discesa dal 2003, in entrambi i generi, in tutte le classi di età e in tutte le Regioni.

I fattori di rischio cardiovascolare si dividono in modificabili (attraverso cambiamenti dello stile di vita o mediante assunzione di farmaci) e non modificabili.

Quest’ultimi sono: l’età (il rischio aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età, il sesso (gli uomini sono più a rischio delle donne, anche se nelle donne aumenta sensibilmente dopo la menopausa) e la familiarità (parenti con eventi cardiovascolari in età giovanile, meno di 55 anni negli uomini e di 65 nelle donne).

I fattori di rischio modificabili sono: l’abitudine al fumo, la pressione arteriosa, i livelli di colesterolemia, il diabete non correttamente monitorato.

Proprio in virtù dei fattori di rischio modificabili, le Mcv si possono prevenire e contrastare in modo efficace. Ecco, dunque, dieci raccomandazioni per preservare la salute del proprio cuore:

1) smetti di fumare e modera il consumo di alcol

2) mangia cibo sano

3) mangia in modo corretto: 2-3 porzioni al giorno tra frutta e verdura, pesce almeno 2 volte la settimana, pochi insaccati e formaggi, dolci non più di 2 volte a settimana, bibite zuccherate meno di una a settimana

4) usa il sale con moderazione: meno di 5 grammi al giorno, come raccomanda l’Oms

5) svolgi regolarmente attività fisica

6) controlla la pressione arteriosa

7) segui se necessario, secondo le indicazioni del medico, la terapia antiperintensiva

8) controlla periodicamente la colesterolemia totale e Hdl, i trigliceridi, la glicemia

9) aumenta i controlli in gravidanza e in menopausa

10) valuta il tuo rischio cardiovascolare

Abitudini e stili di vita degli italiani

Le Mcv si possono prevenire e contrastare in modo efficace poiché derivano quasi esclusivamente da stili di vita non corretti. È fondamentale quindi aumentarne la consapevolezza e promuovere a livello individuale e comunitario comportamenti e attività che giorno dopo giorno concorrano a migliorare lo stato di salute e a mantenerlo nel tempo. Stili di vita salutari riducono non solo il rischio cardiovascolare ma anche quello di gran parte delle malattie cronico-degenerative.

Non è facile avere stime affidabili degli stili di vita, dei fattori di rischio, delle condizioni a rischio e delle malattie cardiovascolari. Per una valutazione completa del loro impatto, è infatti necessario stimare non solo la quota di eventi acuti (sindromi coronariche acute e ictus), ammessi in ospedale o deceduti prima del ricovero, ma anche l’altra quota, altrettanto importante in termini di salute pubblica, composta da coloro che soffrono di una condizione a rischio o di una forma cronica non necessariamente ospedalizzata. Questi ultimi casi sono identificati solo attraverso indagini specifiche. Infine, per capire la salute di una comunità, è necessario stimare i valori medi dei fattori di rischio e gli stili di vita che sono loro collegati (alimentazione, consumo di alcool, attività fisica, fumo) e anche qui sono necessarie indagini ad hoc, in cui i fattori indagati vengano misurati con metodologie e procedure standardizzate oltre che essere autoriferiti dai pazienti.

Alcuni dati dalle indagini Oec 1998-2002, Oec/Hes 2008-12

I dati sull’andamento degli stili di vita tra le indagini Oec 1998-2002 e Oec/Hes 2008-12 hanno evidenziato che tra i 35 e i 74 anni:

  • la sedentarietà nel tempo libero è rimasta sostanzialmente stabile per gli uomini (passando dal 34% al 32,3%) e diminuita per le donne (passando dal 46,3% al 41,3%), anche se per queste ultime la situazione è peggiore in quanto la prevalenza di inattività fisica resta superiore al 40%
  • sull’abitudine al fumo i dati raccolti indicano che negli uomini vi è stata una sensibile riduzione della prevalenza dei fumatori correnti (dal 32,3% al 23,8%), mentre nelle donne la riduzione osservata è stata molto esigua (dal 22,5% al 20,1%).

Per quanto riguarda le abitudini alimentari, nella Oec/Hes 2008-12 e nella Hes 2018-19 le informazioni sono state raccolte attraverso un questionario “food frequency” (questionario Epic) arricchito da figure per la definizione delle porzioni: Nell’Oec/Hes 2008-2012 è stato riscontrato che:

  • solo il 30% della popolazione della fascia di età adulta consuma giornalmente una quantità di verdura adeguata (pari a 2-3 porzioni al giorno)
  • un po’ più del 30% consuma pesce almeno 2 volte a settimana
  • solo il 15% consuma dolci secondo le raccomandazioni (non più di 2 volte a settimana)
  • va invece meglio il consumo raccomandato di frutta e quello adeguato di formaggi
  • sono state inoltre osservate importanti differenze di genere nel consumo adeguato di salumi e insaccati e in quello di alcol
  • il 2,7% degli uomini e lo 0,6% delle donne (dato parziale della classe da 0 a 1) non segue nessuna indicazione alimentare corretta
  • l’11% degli uomini e il 24 % delle donne presentano un numero di comportamenti alimentari corretti compreso tra 5 e 8.

Infine, i partecipanti alle indagini dell’Oec/Hes 2008-2012 e della Hes 2018-2019 hanno effettuato la raccolta delle urine delle 24 ore così da stimare il consumo medio di sodio e potassio:

  • nell’ambito della Oec/Hes 2008-12 il consumo medio giornaliero di sale è risultato di 10,6 grammi negli uomini e di 8,2 grammi nelle donne, valori ben superiori a quelli raccomandati dall’Oms (meno di 5 grammi di sale al giorno).

Il confronto tra l’indagine Oec/Hes 2008-2012 e la Hes 2018-2019 consentirà di valutare se a seguito delle attività di prevenzione realizzate nel Programma Guadagnare Salute a partire dal 2009 ci sia stata una riduzione del consumo di sale nell‘alimentazione degli italiani e, qualora presente, se sia accompagnata a una riduzione media della pressione arteriosa nella popolazione generale adulta).

Infine, attraverso il confronto delle indagini Oec 1998-2002 e Oec/Hes 2008-2012 con i risultati della Hes 2018-19 sarà possibile valutare se si siano o meno verificati cambiamenti riguardo gli stili di vita, i fattori di rischio, la prevalenza di alcune condizioni a rischio cardiovascolare e più in generale delle malattie croniche.

Il Progetto Cuore ha creato un sistema di interrogazione dati on line CuoreData, che mette a disposizione le statistiche principali relative allo stato di salute della popolazione italiana adulta, sulla base di dati raccolti nell’ambito di indagini di popolazione che hanno utilizzato procedure e metodologie standardizzate per la raccolta dei fattori di rischio, delle condizioni a rischio, degli stili di vita e delle malattie coronariche e cerebrovascolari

Rischio cardiovascolare

Grazie agli studi longitudinali di popolazione del Progetto Cuore, nel nostro Paese è stato possibile elaborare il punteggio di rischio cardiovascolare per valutare la probabilità di avere un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto o ictus) nei successivi 10 anni sulla base di 8 fattori di rischio (età, sesso, abitudine al fumo, pressione arteriosa sistolica e terapia antipertensiva, colesterolemia totale e Hdl, diabete) e per orientare le persone a una maggiore consapevolezza sul proprio stato di salute e verso scelte più salutari. Questo strumento, semplice e di facile applicazione, purché si utilizzino misurazioni standardizzate, può essere adottato nelle persone di età 35-69 anni che non abbiano avuto un precedente evento cardiovascolare e per le donne che non siano in gravidanza. L’interpretazione dei dati e i suggerimenti che ne derivano è raccomandato siano affidatati a un operatore sanitario.

I risultati mostrano che, a livello di comunità, qualcosa è stato fatto negli anni per ridurre i fattori di rischio (abolizione dell’abitudine al fumo nei locali pubblici, variazione della quantità di sale nel pane e in altri prodotti confezionati) e questo ha portato sicuramente benefici di salute, ma c’è ancora molto da fare nell’ambito della prevenzione. Interventi comunitari e individuali rivolti a semplici cambiamenti degli stili di vita nelle diverse fasce di età, compresa quella avanzata, consentiranno di migliorare lo stato di salute cardiovascolare.

La salute è un bene prezioso e va mantenuta il più a lungo possibile; la prevenzione attraverso gli stili di vita è il miglior mezzo per realizzare tale obiettivo attraverso scelte individuali e collettive; di qui la responsabilità, anche dei Governi, di fare scelte che abbiano la prevenzione come obiettivo primario e coinvolgano l’industria alimentare, il trasporto, la scuola, i circoli e le associazioni, in modo che tutti possano operare scelte consapevoli e accessibili a tutti i livelli socio-economici.

Redazione Nurse Times

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