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Performance sanitarie, Italia divisa in due: 12 Regioni bocciate con i nuovi criteri di valutazione

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Doppi turni, niente riposi e ferie rimandate: la sanità italiana è ormai al collasso
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Lo rivela la fotografia scattata dal rapporto annuale di Cittadinanzattiva – Tribunale dei diritti del malato.

Con i nuovi criteri di valutazione delle performance sanitarie, che considereranno dal prossimo anno anche il rispetto dei tempi massimi di attesa per visite e analisi, ben 12 Regioni su 21 saranno bocciate sui Lea, i livelli essenziali di assistenza da garantire a tutti i cittadini. Inadempienti, e quindi a rischio di commissariamento da parte del Governo sarebbero Friuli, Lazio, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Campania, Sardegna, Bolzano e Valle d’Aosta. Con le vecchie regole di valutazione, invece, a risultare non a norma sarebbero rimaste solamente Calabria e Campania.

A rivelare il vero stato di salute della nostra sanità regionale è la fotografia del federalismo sanitario scattata dal rapporto annuale di Cittadinanzattiva – Tribunale dei diritti del malato. Tra le regioni che i Lea invece li garantiscono anche con i nuovi criteri di valutazione figura in prima fila il Piemonte, seguito nel punteggio da Lombardia, Trento, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche. I voti più alti li avrebbero guadagnati il Piemonte per l’assistenza territoriale e Trento per quella ospedaliera, mentre la Lombardia spicca per la prevenzione. Su quest’ultima la maglia nera spetta alla Sicilia, mentre Sardegna e Campania sono fanalini di coda rispettivamente per l’assistenza territoriale e gli ospedali.

Il federalismo delle diseguaglianze si rispecchia poi nell’aspettativa di vita, perché i più longevi, con 83,8 anni, sono i trentini, in alta classifica del campionato Lea, mentre chi è in zona retrocessione, come Campania e Sicilia, supera appena gli 81 anni. Come dire che dove la sanità funziona peggio, in media si vive due anni e mezzo in meno rispetto a dove le cose vanno meglio. E se parliamo di anni vissuti in buona salute, i calabresi ne hanno da godere 9 in meno rispetto agli emiliani, addirittura 15 rispetto ai trentini.

Anche la cronicità, che è poi la vera emergenza sanitaria del nuovo millennio, c’è chi la affronta pianificando i servizi da offrire soprattutto nel territorio e a domicilio e chi non la mette proprio in agenda, come Basilicata, Campania, Sicilia e Sardegna, che non hanno ancora approvato un piano regionale specifico, nonostante le linee tracciate da quello nazionale, approvato nel 2016. Un’Italia divisa davanti alla salute, insomma. Un’Italia che, soprattutto dalla cintola in giù, con le nuove regole di valutazione dei Lea potrebbe finire nuovamente sotto la morsa di quei piani di rientro che fino ad oggi hanno allargato, anziché ridurla, la forbice delle diseguaglianze.

Redazione Nurse Times

Fonte: La Stampa

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