La battaglia di Giovannino, il bimbo nato con una grave disfunzione congenita della pelle, prosegue giorno dopo giorno grazie all’amore che gli hanno fornito da subito le infermiere della divisione pediatrica neonatale dell’ospedale Sant’Anna di Torino.
Il piccolo è stato abbandonato dalla madre poco dopo la nascita in seguito alla rara patologia che lo affligge: l’Ittiosi Arlecchino.
Questa patologia è caratterizzata da presenza di pelle spessa e rigida che ne può limitare in modo notevole i movimenti. La mancanza di elasticità della cute rende difficoltosa la respirazione e comporta il principale rischio per il nascituro. In aggiunta, occhi, orecchie, labbra e dita possono presentare malformazioni di varia significatività, dovute alla disfunzionalità dell’epidermide. Le palpebre (ectropion) e le labbra (eclabion) si presentano rovesciate all’esterno sempre a causa della rigidità e dell’ispessimento della cute.
Ma il suo aspetto non ha spaventato il personale infermieristico del reparto, che ha da subito voluto sopperire alla mancanza dei genitori.
“È il più mammone del reparto”, raccontano alcune Infermiere. Da quando la notizia dell’abbandono del piccolo Giovannino si è diffusa a livello nazionale, il telefono del centralino dell’ospedale è diventato rovente.
Sono migliaia le persone che si sono offerte di prestare aiuto al bambino abbandonato offrendosi di donare latte, pannolini, giocattoli e tutine. Non sono mancate anche le richieste di informazioni sulle modalità da seguire per le procedure di affidamento e di adozione.
Per il momento il bimbo gode dell’amore che gli forniscono gli oltre 50 infermieri del nosocomio che, volontariamente si alternano per prenderlo in braccio e cullarlo al posto dei suoi genitori biologici.
«Questa solidarietà è emozionante», spiega Daniele Farina, primario della divisione pediatrica neonatale del Sant’Anna. «Ma chi accoglierà in casa questo bambino deve sapere che si assume un impegno gravosissimo, perché la sua patologia richiede attenzioni continue per scongiurare il rischio di infezioni»
Occorre cospargere di olio e crema la cute del piccolo almeno tre volte al giorno, perché la sua pelle ha bisogno di essere continuamente idratata.
«È come uno scrub levigante», spiega la coordinatrice infermieristica Carla Anselmo. In questo caso però non si tratta di un trattamento di bellezza ma di «una terapia di vitale importanza per il bambino».
Grazie alle continue cure dell’equipe medica e infermieristica il piccolo paziente ha fatto enormi passi avanti in questi quattro mesi.
«All’inizio, proprio a causa della rigidità cutanea, aveva difficoltà a muovere la bocca per mangiare, adesso Giovannino ha un appetito da lupi», assicura Farina. Il suo menù per ora prevede solamente il latte artificiale, anche se “presto ci sarà da divertirsi perché si avvicina l’ora delle pappe».
I volontari fortunatamente non mancano. «C’è chi gli dà da mangiare, chi viene a prenderlo per portarlo a spasso nella carrozzina, chi gli fa ascoltare la musica», racconta ancora la coordinatrice.
C’è sempre qualcuno accanto a Giovannino: il bimbo abbandonato non è mai solo. Qualcuno veglia su di lui anche quando dorme nella sua culla all’interno del reparto di terapia intensiva neonatale, la modernissima struttura da 750 metri quadri dotata delle strumentazioni tecnologiche più all’avanguardia inaugurata nel 2016 grazie al sostegno della Fondazione Crescere insieme al Sant’Anna onlus.
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