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Sondrio, il dramma della piccola Mistura e le parole dell’anestesista che non è riuscita a salvarla

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Sondrio, il dramma della piccola Mistura e le parole dell’anestesista che non è riuscita a salvarla
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Una bimba di origini nigeriane è morta dopo aver smesso di respirare all’improvviso. Inutile la corsa in ospedale. Uno dei medici che hanno provato a rianimarla ha pubblicato un commento social di grande umanità.

La notizia, tristissima, risale a qualche giorno fa e riguarda la tragedia vissuta da una famiglia di origine nigeriana residente a Sondrio. Mistura Alimi, bimba di appena cinque è morta dopo aver smesso improvvisamente di respirare. A nulla è servito l’intervento di un automobilista che ha prestato soccorso quando la mamma è scesa in strada per chiedere aiuto. Le due sono state accompagnate al Pronto soccorso, dove poco dopo le ha raggiunte il papà, ma i sanitari non sono riusciti a rianimare la piccola e ora si attendono i risultati dell’autopsia per capire quali siano state le cause del decesso.

Sulla vicenda è intervenuto Francesco Carulli, uno dei due anestesisti che hanno provato a rianimare Mistura, ha raccontato il proprio punto di vista con un post sul gruppo Facebook “Sardine Sondrio”. Di seguito le sue toccanti parole, sulle quali vale la pena riflettere. La Francesca a cui fa riferimento verso la fine è Francesca Gugiatti, giovane sondriese linciata mediaticamente per aver denunciato i commenti razzisti che sarebbero stati pronunciati da alcune persone presenti al Pronto soccorso.

“Buongiorno a tutti, mi scuso se questo mio intervento potrà risultare tardivo, stucchevole o noioso ma credo sia dovuto per ridare dignità a una morte assurda, a una famiglia e, non ultimo, a una comunità. Sono Francesco, sono un anestesista rianimatore nonché uno dei due medici che, splendidamente supportati, hanno tentato disperatamente di riportare in vita la piccola Mistura. Non starò qui a tediarvi su cosa provochi nella mente e nel cuore di un operatore sanitario vivere, suo malgrado, un ‘fallimento terapeutico simile’.

È difficile parlarne perché dobbiamo girare pagina in fretta (troppo) perché altri hanno subito bisogno di noi e, quindi, non lo farò. Vi dirò invece delle lacrime della persona che ha accompagnato la madre in ospedale, del quasi mancamento di uno dei rappresentanti delle forze dell’ordine, della delicatezza del personale infermieristico nel preparare la piccola al suo ultimo incontro con la sua mamma. Non sono riuscito a riportarla in vita. Questa frase risuona nella nostra testa da sabato mattina continuamente. Intimamente continuo a scusarmi con Mistura e con i suoi per non essere stato abbastanza bravo da poter realizzare il miracolo di Natale.

Fatto questo personale preambolo, ho un’altra persona a cui voglio testimoniare la mia vicinanza ed è Francesca. In un mondo perfetto Francesca dovrebbe essere abbracciata da tutti per il suo coraggio e sensibilità e, invece, vi è uno squallido tentativo di linciaggio. Francesca, ti chiedo scusa per non poter supportare con una testimonianza ciò che hai vissuto ma non posso perché realmente non ho avuto (ovviamente) la minima percezione di quanto avveniva in sala d’attesa. Per noi quel luogo era un universo parallelo e differente. Comunque finisca questa storia una cosa devo dirtela, sei una brava ragazza e, se mia figlia ora piccola, ti somigliasse un giorno, io ne sarei il fiero padre!”.

Redazione Nurse Times

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