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Infermieri In Cambiamento: la “Crisi d’identita” della professione è la priorità del 2020

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Infermieri In Cambiamento: la “Crisi d'identita” della professione è la priorità del 2020
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Ci piace paragonare la nostra professione a un paziente che, nonostante la sua giovane età, è già ammalata di una patologia che definiamo “crisi di identità”

Questa condizione si definisce come l’incapacità del nostro corpo professionale di autodefinirsi nel suo ruolo e nella sua funzione. Fate un esperimento: chiedete ai vostri colleghi di turno “chi è l’ infermiere?”, “cos’è l’assistenza infermieristica?”; vi spiazzeranno con risposte tutte completamente diverse! Mentre se chiedete loro di cosa si occupa il medico o l’ ostetrica o il fisioterapista, otterrete risposte tutto sommato uguali!

Lo studio APRI (Vedi Articolo “Lo studio APRI rivela: tutti gli infermieri occupano 1/3 del proprio turno in attività demansionanti. Urge rivoluzione culturale”) ci dice perché non riusciamo a rispondere a quella semplice domanda. La ricerca, infatti, ha evidenziato scientificamente che gli infermieri sono i tuttofare della sanità, i tappabuchi che si occupano di tutto tranne che dell’assistenza infermieristica di cui necessiterebbe realmente il paziente. Infatti tutti gli infermieri occupano 1/3 del proprio tempo in attività al di fuori del proprio campo: facciamo molto bene i segretari, gli oss, gli ausiliari, i medici, i coordinatori, facciamo molto male invece l’assistenza infermieristica. Eseguiamo ancora un’assistenza “a chiamata”, non pianificata come vorrebbe la L. 251/00 ovvero sbrigando un mucchio di compiti sul paziente senza avere né la gestione, né la visione globale del processo assistenziale come vorrebbe il DM 739/94. Ma c’è di peggio: ci sono realtà dove è ancora il medico a decidere sui bisogni di assistenza infermieristica vedi mobilizzazione o alimentazione.

L’assistenza infermieristica consiste nel prendersi carico delle conseguenze della malattia di tipo fisiologico, psicologico e sociale sul vivere quotidiano e sull’autonomia della persona considerata nella sua totalità e soggettività; si caratterizza per un complesso insieme di attività nelle quali è possibile riconoscere una dimensione tecnica ma anche e soprattutto relazionale ed educativa.

Quanto tempo impieghiamo nel rifare i letti e quanto tempo impieghiamo nella rilevazione dei bisogni educativi del paziente? Secondo voi, cari colleghi, i pazienti dei giorni nostri (non autosufficienti, pluripatologici, fragili e instabili) hanno bisogno di infermieri che rifanno loro il letto tutti i giorni con gli angoli perfettamente a 90° o hanno bisogno di professionisti che predispongano il loro tempo per l’ educazione terapeutica? Vi sarete risposti da soli! L’ educazione terapeutica nel 2020 non significa (solo) l’educazione sulla terapia ma assume il significato di educazione curativa proprio come una terapia!

L’aumento delle malattie croniche fa emergere la necessità di insegnare alle persone come convivere con la propria malattia, ma, essendo sempre impegnati a fare il lavoro degli altri, questo bisogno non lo intercettiamo, di conseguenza la nostra crisi di identità peggiora e non ci fa percepire l’educazione terapeutica come la parte più autonoma della nostra professione, il cuore della disciplina infermieristica poiché 

Nel 2020, anno internazionale dell’infermiere, quante saranno le iniziative volte a ridiscutere l’ infermieristica in questo senso? Quante saranno le iniziative volte a uniformare la cultura e le linee di condotta professionali in una categoria in palese crisi di identità? Nessuna!

Il 2020 di “Infermieri In Cambiamento”, invece, parte da qui!

Raffaele Varvara

Fondatore di “Infermieri In Cambiamento”

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