Coinvolte altre strutture per anziani del Milanese. Solo nel Pio Albergo sono decedute 150 persone (su 1.200).
Si indaga ancora sul Pio Albergo Trivulzio di Milano e su altre residenze per anziani. Il faro degli inquirenti si sarebbe già allargato a molti altri casi, probabilmente una quindicina in tutto. La procura di Milano ha dato mandato alla guardia di finanza di sequestrare un’ingente quantità di documenti per capire vari aspetti della vicenda delle “morti nascoste”, cioè molti anziani deceduti per i quali la famiglie hanno fatto esposti, accusando le strutture di non aver fornito chiare informazioni sullo stato di salute.
Al Pio Albergo Trivulzio, che non è il solo caso pur essendo il più simbolico, sono morte dall’inizio dell’epidemia 150 persone su 1.200, una percentuale di oltre il 25% superiore agli scorsi anni. Con un virus in corso e molti anziani, la percentuale dei decessi potrebbe essere ovviamente aumentata. Tuttavia ci sono almeno tre aspetti da chiarire.
Prima di tutto si indaga per capire se le informazioni siano state occultate, se le cartelle cliniche possano essere state manomesse o nascoste. Questa accusa trae spunto proprio dalle accuse dei familiari.
Seconda questione: le precauzioni prese potrebbero essere state insufficienti, potrebbe non essere stato seguito adeguatamente il piano pandemico, che chiedeva distanze di sicurezza e uso di mascherine. Proprio alcuni operatori sanitari avrebbero testimoniato che in molti casi veniva chiesto di evitarne l’utilizzo, per non impressionare gli anziani e fingere la normalità.
Terzo punto: la delibera dell’8 marzo 2020, in cui la Regione Lombardia chiedeva su base volontaria alle Rsa di ospitare malati Covid dismessi da altri centri, per alleggerire la pressione negli ospedali. Sul punto la direzione del Trivulzio ha fatto sapere di aver preso in considerazione solo malati negativi al coronavirus. Su questa decisione saranno fatti approfondimenti.
Oltre alla procura di Milano si stanno muovendo anche il ministero della Salute con i suoi ispettori e una commissione di inchiesta voluta da Regione e Comune di Milano. Il Pat in particolare è gestito con rappresentanti delle due istituzioni (la Regione sceglie la direzione, il Comune esprime i suoi membri in cda).
Nell’inchiesta per epidemia colposa e omicidio colposo è indagato il dg del Trivulzio, Giuseppe Calicchio, ed è iscritto anche lo stesso istituto per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Potrebbero essere indagati altri dirigenti del Pat, mentre al momento sarebbero iscritti altri dirigenti di altre strutture a Milano. Sotto la lente in particolare ci sono il Don Gnocchi, una residenza del quartiere Corvetto e una di Lambrate. Calicchio, già sentito nei giorni scorsi in videoconferenza dagli ispettori del ministero della Salute, si è difeso spiegando di aver seguito regole e
protocolli, anche regionali e ministeriali.
Per il caso del Don Gnocchi ci sono quattro indagati (il numero di morti è simile a quello del Pat). Iscritti anche i vertici della Sacra Famiglia di Cesano Boscone e presto anche quelli delle altre Rsa, tra cui quelle nei quartieri milanesi di Affori, Corvetto e Lambrate. Le perquisizioni e le acquisizioni di documenti in corso a Milano sul fronte delle Rsa riguardano anche altre strutture, oltre al Pio Albergo Trivulzio.
Sul posto si trova la squadra di polizia giudiziaria, guidata da Maurizio Ghezzi, del dipartimento del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Gli inquirenti sono entrati anche negli uffici della Sacra Famiglia di Cesano Boscone e in una residenza a Settimo Milanese, mentre la Gdf sta lavorando nelle sedi del Pat. Le attività andranno avanti per tutto il giorno e potrebbero estendersi ad altre residenze ancora.
Gli inquirenti stanno acquisendo cartelle cliniche degli ospiti morti nelle case di riposo, ma anche altri documenti, come protocolli e direttive interne dei vertici e pure eventuali scambi di informazioni tra le strutture e l’amministrazione regionale, che ha compiti di sorveglianza sulle Rsa.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Sole 24 Ore
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