Il presdiente De Palma: “Potrà essere uno straordinario educatore alla salute per i nostri giovani”.
Hanno combattuto sul campo contro un nemico dalla forza sconosciuta, invisibile e subdolo, per difendere la salute pubblica. Lo hanno fatto mettendo a rischio la loro stessa incolumità. Sono entrati più che mai, con merito, nel cuore dei cittadini, che ne apprezzano le doti professionali e umane. Comprendono il dramma che hanno vissuto con la recente pandemia e, come conferma una recente inchiesta del Censis, amano il proprio lavoro al punto da consigliare di intraprenderlo alle future generazioni. Sono gli infermieri italiani, sempre più simbolo di una società civile che intravede in loro quell’impegno, quella concretezza, quella competenza e professionalità che li rendono destinatari dell’ammirazione e del riconoscimento sociale.
Dal sindacato Nursing Up arriva una proposta lungimirante per il Governo: aprire le porte delle scuole agli infermieri, accanto ai bambini, accanto agli studenti, come una figura strutturata, con un ruolo specifico, non solo di supporto sanitario ma anche come figura di educatori per le nuove generazioni, per i cittadini del domani.
«Siamo sempre pronti a nuove battaglie – esordisce Antonio De Palma, presidente Nursing Up –, non ci fermiamo mai. E allora, alla luce di quanto è accaduto e sta accadendo, riteniamo che già da settembre qualcuno debba preoccuparsi di introdurre gradualmente nelle scuole primarie e secondarie la figura dell’infermiere. L’infermiere scolastico non è certo una novità assoluta: all’estero è presente da tempo, ci sono molti Paesi che hanno nel corpo docente un infermiere professionista. Non ci dimentichiamo che i nostri hanno tanto di laurea, non hanno nulla da invidiare a tanti colleghi europei e il loro livello culturale, oltre che le loro conoscenze in materia sanitaria, li metterebbero nella condizione di svolgere funzione docente e supportare gli istituti nelle attività di educazione sanitaria e prevenzione a 360 gradi».
Continua De Palma: «E’ più che coerente che accanto all’infermiere di famiglia sia implementata e sostenuta quella dell’infermiere scolastico, da impiegare nelle attività educative destinate ai giovani. E’ qui, nelle scuole, “teatro” non solo di apprendimento ma di crescita sociale, che sarebbe opportuno introdurre una figura chiave come quella dell’infermiere, e lo si potrebbe fare già da settembre, sia per supportare gli studenti nella loro ripresa delle attività, dopo mesi di isolamento, seguendoli passo per passo in un percorso di formazione e conoscenza di tutte le regole di contrasto al diffondersi delle principali tipologie di malattie contagiose e diffusive, sia per fornire una vera propria formazione in educazione sanitaria, quella che manca negli istituti scolastici, quella che è fondamento per diventare cittadini informati e responsabili. Mi riferisco alle norme basilari di pronto soccorso, alla civica responsabilità sociale che ognuno di noi ha nel tutelare la propria salute e quella collettiva, cose che si dovrebbero apprendere dai primi anni di vita. Immagino una Italia dove finalmente l’infermiere, al pari del medico, insegni ai ragazzi la “cultura della salute”».
Concludendo: «Da tempo chiediamo ai Governi che si sono susseguiti nel tempo di modificare le regole e i contenuti dei programmi di studio e i criteri di reclutamento del corpo decente nelle scuole di ogni ordine e grado, e che ancora oggi, incomprensibilmente, non colgono l’opportunità di impiegare gli infermieri con laurea di primo livello in ruoli di insegnamento confacenti rispetto alle loro conoscenze. Penso poi ai bambini in difficoltà, ai portatori di handicap, agli studenti con patologie croniche: avere il supporto di un infermiere anche in ambito scolastico, vorrebbe dire tutelare e difendere il loro diritto allo studio».
Redazione Nurse Times
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