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Coronavirus, “Orari di lavoro massacranti”: è scontro aperto tra infermieri di Oglio Po e Asst Cremona

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Coronavirus, "Orari di lavoro massacranti": è scontro aperto tra infermieri di Oglio Po e Asst Cremona
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La causa dei lavoratori, intentata da Fials-Confsal, è stata respinta per ben due volte dal giudice. E ora il sindacato denuncia “vergognose intimidazioni” a opera dell’Azienda.

Venti infermieri del Pronto soccorso dell’ospedale di Oglio Po (Cremona), tutti in prima linea nella lotta al coronavirus, rischiano di vedersi decurtare dallo stipendio le spese processuali dopo che la causa di lavoro intentata contro l’Asst Cremona è stata respinta dal giudice, che non ne ha rilevato l’urgenza nè sufficienti presupposti. Una causa derivante dalla protesta, anche sotto formna di sciopero, contro un sistema di turni e reperibilità che li costringe a orari di lavoro massacranti, sottoponendoli a un livello di stress troppo altro, tra interventi d’urgenza, lavoro al triage, tamponi e trasporti ospedalieri.

“C’è una norma nel contratto nazionale degli infermieri che sancisce che, ‘per motivi di emergenza’, l’azienda possa stabilire delle reperibilità – spiega a Fanpage.it il sindacalista Stefano Lazzarini, rappresentante Fials-Confsal. Queste pronte disponibilità sono ‘finanziate’ con un fondo aziendale, che serve anche per indennità, malattie, straordinari. Sono soldi dei lavoratori. Ma in questo caso la norma è stata estesa e sfruttata in modo illegittimo, a nostro parere. Le regole stabiliscono che la pronta disponibilità possa essere chiesta solo nelle ore notturne e nei giorni festivi. In orario diurno l’azienda deve avere personale sufficiente per coprire le esigenze”.

Il sindacato sostiene che da tempo l’Asst Cremona utilizzi personale in pronta disponibilità in orari diurni e feriali per effettuare attività ordinarie, come i trasporti di pazienti verso altre strutture: “Viaggi, magari da 50 chilometri fino a Cremona, che possono occupare dalle 7 di mattina alle 13. Poi inizia il turno di lavoro fino alla sera. Sono giornate lavorative di 14 o 15 ore, pagate in parte con i soldi del fondo infermieri. Con il paradosso di sfruttare i soldi dei lavoratori per sostituire personale che non viene assunto. Dal 2019, come sindacato, abbiamo chiesto di rivedere le procedure. Abbiamo chiesto un confronto e siamo andati dal prefetto per cercare una conciliazione. Non è servito a nulla. Quindi a luglio di quest’anno abbiamo scioperato contro il lavoro straordinario. Ma l’azienda non poteva accettare questo affronto, perché negli anni questa politica era stata avvallata”.

La causa di lavoro, firmata da quasi tutti gli infermieri del Pronto soccorso, è stata respinta due volte (Fials ha proposto reclamo contro la prima sentenza, che però è stata confermata). Due sconfitte che rappresentano un duro colpo per i lavoratori. Tuttavia il sindacato non si arrende e denuncia che, dopo gli scioperi, sono scattati giorni di sospensione e provvedimenti giudicati “immotivati” per 13 persone su 20.

Ma non basta. I lavoratori hanno incaricato il sindacato di pagare le spese processuali dovute alla controparte, per un totale di oltre 6mila euro. Detto, fatto. Il bonifico, però, è stato respinto dall’Azienda, che lo reputa irregolare e chiede ai dipendenti di pagare di tasca loro. “È una cosa vergognosa – commenta Lazzarini –. Non possono rifiutare il pagamento dell’organizzazione sindacale che ha la delega dei lavoratori. È un modo per intimidire: vogliono dare una lezione esemplare a chi prova ad alzare la testa. Ma gli infermieri l’hanno capito e intendono resistere”.

L’Asst Cremona, dal canto suo, fa sapere attraverso una nota: “Siamo molto dispiaciuti che il sindacato Fials-Confsal, rappresentato dal dottor Stefano Lazzarini, abbia indotto alcuni infermieri dipendenti dell’Asst di Cremona a promuovere una causa nei confronti dell’Azienda per comportamenti che il giudice, per ben due volte, ha condannato come illegittimi. Questo con la conseguenza che gli stessi lavoratori si sono ritrovati a dover pagare una cifra consistente di spese processuali”.

Redazione Nurse Times

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