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Nati sotto una buona stella chiamata Stabilizzazione

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Per una larga fetta di Infermieri, uno degli obiettivi principali resta un posto di lavoro a tempo indeterminato presso un’Azienda Pubblica.

Ad oggi, questo traguardo professionale può essere perseguito attraverso un duplice percorso.

Prima opzione: superare un concorso pubblico a tempo indeterminato. Ciò comporta studio, dedizione, impegno, perseveranza, tempo e denaro. Mettersi sui libri, studiare tanto, prepararsi in maniera quasi maniacale su quasi tutti gli argomenti dello scibile infermieristico, investire tempo e molto denaro; specialmente per chi deve sostenere un concorso al di fuori della propria Regione, e non scoraggiarsi di fronte ai primi insuccessi. Alla fine di ciò, il “posto fisso” appare come la logica e naturale ricompensa.

Seconda opzione: attendere di essere stabilizzati. Non occorre superare alcun concorso pubblico, spesso non occorre nemmeno tentare di farli, trovare il modo di lavorare per un determinato periodo presso un’Azienda Pubblica; anche in libera professione (Follia!) e attendere di maturare tutta una serie di requisiti più o meno condivisibili.

Nati sotto la buona stella della stabilizzazione, per l’appunto.

Sono anni che la Politica si ostina a tenere in auge questo sistema discriminatorio, basato non sul merito ma sull’opportunismo, spesso avallato da Sindacati che pur di accumulare tessere conducono questo tipo di battaglie ideologicamente sbagliate.

Essere assunti a tempo indeterminato presso un’Azienda Pubblica dovrebbe sempre presupporre il superamento di un Concorso Pubblico, che contempli aver studiato, conoscere bene la materia che si andrà a mettere in atto, specialmente in un ambito particolare come la Sanità.

Il tutto rasenta il surreale in contesti particolari come le Regioni del Sud Italia, dove raramente vengono banditi concorsi pubblici a tempo indeterminato e il sistema delle stabilizzazioni dei precari è predominante.

Quest’ultimo appare come uno schiaffo nei confronti di quei Professionisti che, dopo i mille sacrifici per essere assunti a tempo indeterminato fuori dalla propria Regione, ne fanno altrettanti in attesa del ritorno a casa, sperando in mobilità sempre meno frequenti e dai tempi biblici di espletazione, data la rarità dei Concorsi pubblici.

È un Sistema iniquo, che non premia assolutamente il merito e fomenta le già non poche divisioni presenti all’interno della nostra categoria.

La Politica ha l’obbligo di non favorire scorciatoie, gli Ordini hanno il dovere di non tacere di fronte a questi processi ambigui e i Sindacati devono avere l’onestà intellettuale di supportare diritti che siano giusti per tutti.

Per il bene di tutti, nessuno escluso.

Filippo Ingrosso, infermiere in servizio presso l’Ospedale San Gerardo di Monza.

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