Risale ai primi giorni di ottobre la denuncia su Nurse Times di un nostro lettore che riguardava la non riapertura delle scuole in ospedale in Lombardia, chiuse a seguito del Covid, ma mai riaperte.
Le scuole in ospedale sono un’istituzione che unisce l’istruzione allo svago e che supporta il bambino e paziente durante il periodo (più o meno lungo) di degenza in ospedale.
A ottobre ancora nessun protocollo che delineasse le questioni di sicurezza per la riapertura delle scuole era stato redatto.
“La realtà attuale è questa – denunciava anonimamente il nostro lettore, – secondo decisioni dell’Ufficio Scolastico regionale e dell’Ufficio scolastico Provinciale, si garantisce la didattica a distanza ai pazienti con ricoveri di più di 15 giorni. Già questa è una presa in giro perché quando un bambino viene ricoverato in pediatria, nessun medico può “nero su bianco” decretare la durata della degenza, ma tanto alla fine si è scoperta la vera causa di tale provvedimento: i docenti delle sezioni ospedaliere sono utilizzati a far da “tappabuchi” (cosa molto denigrante e umiliante) nelle scuole del territorio. Allora per non dichiarare che ancora una volta si tratta di tagli sui più deboli, si ricorre all’alibi del Covid“.
Ora, torniamo a parlare della questione. L’ Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia il 14 ottobre ha rilasciato il documento “Misure di controllo e prevenzione COVID” relativo alle attività delle sezioni presenti presso gli ospedali della Lombardia, concordato con l’Assessorato al Welfare di Regione Lombardia, dove si invitavano i Dirigenti scolastici a contattare le Direzioni sanitarie dei diversi presidi ospedalieri per concordare le modalità della ripresa delle attività didattiche.
Nello stesso documento, inoltre è specificato che “la ripresa delle attività potrà avvenire sia in presenza sia a distanza, in funzione delle valutazioni congiunte tra scuola e ospedale relative alla sicurezza degli operatori scolastici e dei pazienti ricoverati e nel rispetto delle indicazioni contenute nel documento citato in merito alla sorveglianza sanitaria, alla
logistica, al distanziamento, alla frequenza, alla durata della degenza, alle necessità didattiche dei pazienti ricoverati”.
Ma non tutte le scuole in ospedale in Lombardia sono state riaperte, tornano a denunciare i nostri lettori. Per esempio, al Niguarda di Milano e all’ospedale di Rho la situazione è ancora ferma e non se ne comprendono i motivi.
“Per me è un immenso dispiacere sapere che le scuole in ospedale della
Lombardia siano verso la via dell’epilogo” ci scrive Juri Moretti, ex paziente e studente della scuola del Niguarda.
“In diversi anni passati, durante il mio trascorso in ospedale, grazie alla scuola, il tempo è trascorso più velocemente, ho potuto conoscere delle persone meravigliose che hanno saputo e sanno ancor tutt’ora comprendere le varie esigenze di ogni bambino. Nelle mie permanenze ospedaliere, grazie a queste persone e alle attività organizzate, hanno potuto distrarmi da ogni tipo di sofferenza ed hanno saputo farmi sentire come a casa. Addirittura ho scoperto una delle mie passioni, ovvero la scrittura e grazie a questo sono riuscito a pubblicare diverse opere. Il
pensiero che questa realtà avrà una fine, fa male, perché non riesco a immaginare un futuro con prossimi pazienti che dovranno affrontare una lunga degenza senza nessun tipo di distrazione, inoltre, non potranno più conoscere quelle meravigliose persone che rendono viva la scuola in ospedale” ha concluso Juri.
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