Il cosiddetto Sniff-test, frutto di uno studio avviato a novembre 2020 dall’Università di Perugia, consente di risolvere i problemi di dianosmia e ageusia.
In molti pazienti il coronavirus causa la perdita dell’olfatto e del gusto. E dopo la guarigione, uno su dieci continua a non sentire odori e sapori. Soffrire di dianosmia (deficit di olfatto) e ageusia (deficit di gusto) può incidere profondamente sulla qualità della vita, ma un’innovativa terapia anti-neuroinfiammazione, in grado di agire sul controllo delle alterazioni del sistema nervoso, promette di recuperare totalmente le funzioni in pochi mesi. I primi risultati emergono da uno studio condotto con l’arruolamento di un centinaio di pazienti e avviato a novembre 2020 dal team della dottoressa Arianna Di Stadio, coordinatore di Ricerca in Otorinolaringoiatria e docente di Neuroscienze all’Università di Perugia.
“Lo studio – spiega la dottoressa Di Stadio – parte dall’ipotesi che la causa della perdita dell’olfatto interessi il sistema nervoso centrale. Ipotesi confermata dai risultati stessi del lavoro e da altri precedenti studi scientifici, che superano la teoria dell’ostruzione periferica. Il virus determina dunque un’infezione e infiammazione dell’encefalo che, alterando i processi di trasmissione del segnale, produce ripercussioni totali o parziali sull’olfatto con il rischio che, una volta atrofizzata la struttura (il bulbo olfattivo), l’anosmia diventi irrecuperabile. L’encefalo ripara i danni autonomamente nell’arco di uno/due anni, ma se questo non avviene è importante intervenire quanto prima, sottoponendosi a trattamenti in grado di restituire la capacità di odorare e gustare entro pochi mesi dalla manifestazione del disturbo”.
Lo studio è attualmente condotto all’ospedale di Fano, ma nuovi centri in Italia sono in via di arruolamento (Roma e Cagliari) per implementare il numero dei pazienti e offrire una copertura più vasta sul territorio nazionale per il trattamento di questo problema. I pazienti fino ad ora inclusi presentavano anosmia da più di tre mesi dopo la negativizzazione del tampone Covid.
“I pazienti – prosegue Di Stadio – sono stati divisi in due gruppi, entrambi sottoposti a Sniff-test per stimolare il recupero dell’olfatto, ma solo uno trattato con l’innovativa terapia anti-neuroinfiammazione, in grado di agire sul controllo delle alterazioni del sistema nervoso centrale, tramite la riduzione della neuroinfiammazione a favore della neuroprotezione, tramite la riduzione dello stress ossidativo localizzato, entrambe correlate all’insorgenza di importanti patologie del sistema nervoso centrale. La molecola della nuova terapia modula l’interazione tra le cellule non neuronali disregolate, mastociti, microglia e astrociti, riparando il danno neuronale. Dai dati emerge che i pazienti in trattamento con l’integratore hanno recuperato il 100% in più. I dati preliminari già analizzati sono promettenti, I pazienti con anosmia parziale, prendendo gli integratori per coadiuvare il recupero della funzione olfattiva, hanno riacquistato l’olfatto in 30 giorni, mentre i pazienti con anosmia grave in 30 giorni hanno migliorato la propria capacità olfattiva, necessitando di un trattamento di tre mesi per un recupero integrale della funzione. Allo stesso tempo i dati dimostrano come attendere un recupero spontaneo sia controproducente, perché il disturbo progredisce e peggiora, fino a divenire non più trattabile una volta passati i due mesi dalla guarigione dal Covid poiché la cronicizzazione determina atrofia del bulbo olfattivo”.
Redazione Nurse Times
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