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Tatiana Alborno, l’infermiera specializzata in maxi emergenze in volo verso l’India

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Tatiana Alborno, infermiera specializzata in maxi emergenze in volo verso l’India 1
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Tra i medici e gli infermieri in volo per portare aiuto alle popolazioni indiane duramente colpite dalla pandemia di Covid-19 ė presente anche la drs. Tatiana Alborno, infermiera 32enne iscritta all’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Cuneo. Riportiamo di seguito l’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

«Ero in medicina d’urgenza alle Molinette, è lì che ho lavorato durante la prima ondata italiana del virus»
Cos’ha detto ai suoi figli?

«Li ho presi per mano, portati davanti alla cartina geografica, e indicato loro dove si trova l’India. Come ho fatto l’anno scorso quando sono partita per l’Armenia. “La mamma deve dare una mano a chi ha più bisogno”, ho spiegato loro».

Con queste parole l’infermiera Tatiana Alborno ha salutato i suoi figli prima di salire sull’aereo che porterà lei e il resto della squadra guidata da Mario Raviolo, in India. Dove monteranno il sistema di autoproduzione d’ossigeno, ne verificheranno l’efficacia, e insegneranno l’uso al personale sanitario locale.

Che età hanno i suoi figli?

«Due e quattro anni».

Come ha spiegato che per un po’ di tempo non la vedranno?

«Ho detto la verità. Che devo partire per fare quello che faccio da più di un anno: aiutare le persone malate di Covid. E che, come già, nelle prossime settimane dovrò farlo stando più lontano da casa e andando dove la situazione è più grave».

E suo marito come ha reagito?

«Mio marito è contento che stia succedendo adesso, in un momento in cui i nostri bambini possono frequentare la scuola d’infanzia».

Condivide la sua stessa passione?

«Lui è un impiegato, e attualmente è in smart working. Un grande aiuto per la gestione della nostra famiglia».

Prima della squadra di Maxi Emergenza, dove lavorava?

«Faccio parte della squadra da un anno; prima ero in medicina d’urgenza alle Molinette. È lì che ho lavorato durante la prima ondata italiana di Covid».

E comunque, sentiva di dover dare di più…

«Sì, volevo aiutare in maniera concreta e diversa rispetto a quello che si può fare nelle corsie di un reparto ospedaliero. E poi c’è l’aspetto professionale».

Cosa intende?

«La Maxi Emergenza è una struttura che offre la possibilità di vivere tantissime situazioni e fare esperienze che altrimenti non avrei mai potuto vivere. Fa sì che io debba sempre superare i miei limiti, e imparare sempre qualcosa di nuovo».

Per esempio?

«Mi ha fatto sviluppare uno spirito di adattamento e una forza interiore che non sapevo di avere».

Ha paura della variante indiana?

«Certo io e i colleghi non ci avventuriamo alla cieca, in maniera incosciente. Comprendiamo il rischio, ovvio. Ma siamo preparati e abbiamo i dispositivi di protezione».

Cosa dice la sua famiglia per questa scelta di vita?

«Mi appoggiano e mi sostengono: ho la fortuna di avere una rete sociale molto forte intorno. Nel momento in cui ho deciso di entrare nella squadra di Maxi Emergenza, ho spiegato ai miei familiari che sarei dovuta partire spesso per missioni rischiose».

Quanti vaccini avete fatto per partire?

«Anti-Covid, due dosi di Pfizer esattamente come i nostri colleghi, e a prescindere dalla missione. E poi tutte le vaccinazioni necessarie per partire verso l’India».

Ci andate per dare ossigeno, grazie alla macchina speciale di cui dispone la vostra unità.

«Il Concentratore oggi è un aiuto molto importante per l’India. È difficile immaginare cosa troveremo. Lo capiremo sul posto».

In caso di sorprese?

«Manteniamo attivi i contatti con il meccanismo europeo di protezione civile. Nel caso, comunicheremo eventuali altre necessità».

Cosa vi ha detto il vostro responsabile Mario Raviolo per convincervi a partire?

«Non c’è stato bisogno di parole speciali. Siamo come una famiglia, e quando c’è una necessità, siamo tutti pronti a metterci in gioco, nonostante il rischio».

La prima cosa che farà quando tornerà in Italia dopo la quarantena?

«Abbraccerò i miei bimbi e bacerò mio marito; confido sia molto innamorato di me».


Auguriamo buon lavoro alla collega in questa delicata missione.

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