Che il Covid-19 dia sintomi di gran lunga peggiori di una banale influenza è ormai evidente a tutte le persone in grado di intendere e di volere. Quello che non poteva ancora essere noto all’inizio della pandemia è che i pazienti che sono rimasti positivi per lunghi periodi, manifestìno oltre 200 postumi che interessano 10 diversi organi, dopo una completa guarigione.
A studiare gli effetti negativi del “Long Covid” è stato un gruppo di scienziati britannici. I risultati della ricerca sono poi stati pubblicati sulla rivista scientifica ‘EClinicalMedicine’. Lo studio, che ha coinvolto tutte le fasce di età a partire dai 18 anni, è il più esteso in assoluto mai realizzato in merito.
Una prima cernita dei postumi presenti a 28 giorni dalla dimissione dei pazienti è stata inizialmente effettuata a partire dal mese di giugno 2020. Dai risultati della ricerca è emerso come il 45% dei partecipanti siano riusciti a tornare al lavoro soltanto ad orario ridotto a causa di stanchezza e stress, fisico e mentale. Un altro 22% invece non è riuscito a rientrare alla propria occupazione.
I sintomi più diffusi, riferiti dai pazienti, sono la dipnea e la miastenia. Il quadro clinico impedirebbe di svolgere anche le attività più comuni.
Sono stati riscontrati anche deficit cognitivi come mente annebbiata, perdita di memoria, stato confusionale nell’85% degli intervistati di ogni età, oltre alla permanenza di anosmia e ageusia.
A livello neurologico, sono stati rilevati inoltre anche mal di testa, visione offuscata, tinnito, vertigini, nevralgie, fotosensibilità, allucinazioni olfattive o relative agli altri sensi, disartria.
Tra gli altri sintomi segnalati sono inclusi anche tremori, orticaria, dismenorrea, disfunzioni sessuali, tachicardia, problemi di incontinenza e diarrea.
“Nel Regno Unito – spiega Athena Akrami, coordinatrice dello studio – la maggior parte dei reparti post-Covid si è concentrata sulla riabilitazione respiratoria. È vero che molti dei guariti continuano a soffrire di affanno, ma c’è anche una serie di altri problemi che andrebbero affrontati in modo più integrato”.
Il trattamento riabilitativo per il Long Covid attualmente si concentra sulla funzionalità respiratoria e cardiologica, ma secondo i ricercatori, alla luce di quanto emerso, sarebbe necessario effettuare anche una riabilitazione neurologica e neuropschiatrica.
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