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Usa, scoperta proteina comune a tutti i coronavirus: ora un super farmaco contro le future pandemie

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Usa, scoperta proteina comune a tutti i coronavirus: ora un super farmaco contro le future pandemie
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Si chiama Nsp16 e potrebbe rappresentare il bersaglio di un medicinale efficace contro qualsiasi variante del virus.

Un gruppo di ricercatori americani guidato da Karla Satchell, docente di Immunologia alla Feinberg School of Medicine della Northwestern University di Chicago, ha scoperto una molecola comune a tutti i coronavirus e in grado di proteggerne il genoma. Si tratta della proteina Nsp16, che potrebbe rappresentare il bersaglio di un nuovo super farmaco da sviluppare per combattere la pandemia di Covid-19, efficace contro qualsiasi variante, attuale e futura.

“Questa proteina – spiega Satchell sulle pagine di Repubblica – è così importante per i vari coronavirus che viene conservata così come è. Ciò, unito alla sua capacità di ingannare il sistema immunitario, la rende un ottimo bersaglio per un farmaco universale contro i coronavirus, che quindi non avrebbe impatto solo sulla pandemia corrente, ma anche su quelle future legate ai coronavirus”.

Per neutralizzare la proteina Nsp16, sottolineano gli scienziati, serve un farmaco e non un vaccino, sebbene il mondo della ricerca si stia concentrando anche su un vaccino universale, capace di colpire determinate zone della proteina Spike, come quelle, corrispondenti a circa il 78% della proteina, che hanno in comune il virus Sars e il Sars-CoV 2. “Con i vaccini – prosegue l’esperta – vuoi istruire gli anticorpi a prendere di mira delle particelle sulla superficie dei virus. Ma le proteine come Nsp16, usate dal virus per moltiplicarsi, non si trovano esposte sulla superficie, e quindi gli anticorpi non le vedono”.

La proteina Nsp16 ha un ruolo fondamentale nelle prime fasi dell’infezione, perché “nasconde” il virus al sistema immunitario e gli permette di proliferare. Per questo motivo, afferma Satchell, bisognerebbe assumere il farmaco prima possibile, dopo il contatto con una persona positiva o quando si avvertono i primi sintomi. In fase più avanzata di infezione, infatti, il farmaco non sarebbe altrettanto efficace.

Insomma, questa ricerca potrebbe rivelarsi fondamentale in vista delle future pandemie, causate da altri coronavirus. La prossima, secondo Satchell, potrebbe esplodere intorno al 2028, ma si tratta solo di un’ipotesi, formulata osservando la successione delle epidemie di Sars, Mers e dell’attuale Sars-CoV 2, separate da circa sette anni. “Questo ovviamente non vuole dire molto, perché la prossima pandemia potrebbe verificarsi tra due anni o tra dieci”, conclude la scienziata.

Redazione Nurse Times

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