La regione Puglia emana una delibera di G.R. (n. 1414) che permetterebbe alle RSA pugliesi di far fronte alla grave carenza di infermieri
Una carenza annunciata più volte dalle strutture private italiane, che non riescono più ad attrarre infermieri per svariati motivi; professionisti che con l’avvento della pandemia, appena hanno potuto sono passati nelle strutture pubbliche.
Una migrazione di massa che ha lasciato scoperti i fabbisogni del privato che organizzato in associazioni cerca di far fronte alla carenza in ogni modo possibile.
Ci ha provato il governatore del Veneto Luca Zaia: ha pensato bene, con l’aiuto dell’assessore alla sanità Lanzarin, di trasformare gli oss in infermieri attraverso un corso suppletivo di poche ore (Vedi articolo nursetimes.org). Una soluzione contrastata dagli ordini professionali, bocciata prima dal TAR (vedi articolo nursetimes.org) e poi dal Consiglio di Stato (vedi articolo nursetimes.org).
Insomma ogni regione cerca di risolvere questa problematica attraverso politiche fantasiose, quando, ad esempio si potrebbe iniziare dall’abbattimento del vincolo di esclusività che non permette agli infermieri del pubblico impiego di poter esercitare anche in altre strutture sanitarie. Una possibilità invece concessa ad altre famiglie professionali.
Ma veniamo alla delibera Pugliese del 9 agosto 2021, n. 1414 e pubblicata sul B.U.R. n. 110 del 24-8-2021 (in allegato).
La delibera ha come obiettivo l’assegnazione temporanea di personale infermieristico presso le RSA attraverso un
protocollo d’intesa tra ASL e RSA.
La delibera assegna la facoltà al lavoratore di scegliere se lavorare nelle RSA; quindi nessun obbligo. In caso di mancata disponibilità del personale in organico, le Aziende Sanitarie Locali potranno reclutare il personale anche attraverso bandi di avviso a tempo determinato che “prevedono espressamente la possibilità di inserimento presso le RSA del territorio di competenza, così da acquisire il preventivo consenso dei candidati all’assegnazione temporanea”.
Un pasticcio normativo contrastato dalla Fials che attraverso una nota (in allegato) firmata da Massimo Mincuzzi solleva una serie di criticità.
“Una assurdità, atteso che se esistessero realmente infermieri disoccupati – si legge nella nota della Fials – come mai questi non hanno risposto alla proposte di assunzione delle RR.SS.AA. ??”
E ancora:
- “gli Infermieri con contratto di lavoro di pubblico impiego in servizio presso le Aziende Sanitarie pugliesi, sono notoriamente in numero insufficiente rispetto ai reali fabbisogni delle stesse;
- il rapporto professionale e contrattuale degli Infermieri differisce sensibilmente fra quello di pubblico impiego e quello applicato per il personale delle RR.SS.AA., per gli aspetti economici, per la valutazione dei percorsi di carriera e di valutazione dei titoli per i servizi prestati ai fini concorsuali, per la responsabilità professionale, per il rischio clinico, per il godimento dei diritti contrattuali di pubblico impiego premiali, per il diritto alla mensa; per la formazione professionale, per l’aggiornamento professionale etc. etc.
In altri termini secondo la Fials “si creano illegittimamente notevoli disparità di trattamento tra i professionisti infermieri i cui costi incideranno notevolmente sulla gestione RR.SS.AA., che già lamentano da inizio pandemia difficoltà economiche. anche per il massiccio incremento dei costi per i D.P.I. etc, etc. oltre che determinare il depauperamento di Infermieri regolarmente reclutati per le aziende sanitarie pubbliche e in obbligo di rapporto esclusivo con le stesse per l’esercizio professionale”.
Redazione Nurse Times
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