Rilanciamo l’intervista realizzata da Sanità Informazione con il neonatologo Francesco Raimondi.
Dall’inizio della pandemia, al Policlinico dell’Università Federico II di Napoli, sono nati prematuri da altrettante madri positive al coronavirus ben 420 bambini: il numero più alto in Italia. Un dato allarmante, soprattutto perché molti di questi neonati presentano una prematurità grave, e sono quindi in pericolo di vita o di sviluppare gravi sequele. Ma in che modo il virus influisce sulla capacità di portare a termine la gravidanza? Come quantificare il rischio di parto prematuro? E soprattutto, come evitare che questo accada? A questi interrogativi ha risposto il professor Francesco Raimondi, ordinario di Pediatria e direttore dell’Unità operativa di Neonatologia e terapia intensiva neonatale all’Università degli Studi Federico II di Napoli.
Qual è il nesso tra positività al Covid e parti prematuri?
«Dalla casistica nazionale delle migliaia di parti in era Covid emerge sicuramente il dato dell’aumento delle nascite premature. Nella stragrande maggioranza dei casi, questo è dovuto alla necessità di procedere al parto prima del termine, per due ordini di motivi: il primo è che la madre va in insufficienza respiratoria e di conseguenza è presumibile che ci sia scarsità di ossigeno anche in ambiente uterino. Il secondo motivo è che le patologie ostetriche come preeclampsia, eclampsia e sindrome HELLP sono molto più frequentemente riscontrate nelle donne positive al Covid, indipendentemente dalla gravità dei sintomi con cui l’infezione si manifesta, perché è chiaro che se un organismo già di per sé in una fase delicata, quale lo stato gravidico, viene “attaccato” su un altro fronte, il rischio di scompensi è alto. Dai dati di cui disponiamo, in sintesi, possiamo sicuramente affermare che la positività al Covid-19 espone a un rischio maggiore di complicanze nella gestazione e di parti prematuri».
Come prevenire tali eventualità?
«Vaccinarsi è l’unica forma di prevenzione ma riscontriamo ancora una percezione del rischio troppo bassa da parte della popolazione. Nonostante i recenti studi dimostrino che i vaccini a mRna contro il Sars-CoV-2 non presentano controindicazioni in gravidanza, e nonostante le recenti raccomandazioni delle Società scientifiche italiane di ostetricia e neonatologia affinchè le gestanti aderiscano alla campagna vaccinale, sono ancora troppe le donne in cui dubbi e paure hanno la meglio, e che così facendo corrono il rischio di incappare in conseguenze estremamente serie».
Per le mamme Covid positive eè più alto il rischio di partorire un figlio Covid positivo oppure un figlio prematuro?
«La trasmissione verticale del virus Sars-CoV-2 da mamma a figlio non è un evento frequente, e infatti non è il motivo primario per cui le donne vanno esortate a vaccinarsi. Il pericolo vero è appunto quello di dover partorire anzitempo, di mettere al mondo neonati anche di 26 settimane, che potrebbero non sopravvivere o, se anche riuscissero, avrebbero probabilmente sequele per tutta la vita. Per questo dico alle donne: “vaccinatevi, e salvate due vite: la vostra e quella del vostro bambino”».
Redazione Nurse Times
Fonte: Sanità Informazione
- Ulss 4 Veneto Orientale: avviso pubblico per incarichi da infermiere
- Asl Torino 5, arrivano gli infermieri privati: accordo di tre mesi
- Batteri specchio, 38 scienziati chiedono di fermare le ricerche: perché?
- Manovra 2025: flat tax sugli straordinari degli infermieri e contributo per gli specializzandi non medici. Gimbe: “Soluzioni tampone”
- Aumenti da oltre 7.000 euro per ministri e sottosegretari: e gli stipendi di infermieri, oss e operatori sanitari?
Lascia un commento