L’argomento è al centro del III Corso avanzato in Medicina-chirurgia rigenerativa polispecialistica organizzato dalla SIMCRI School, in programma oggi e domani a Caserta.
Le cellule staminali, il plasma ricco di piastrine (PRP) e la somministrazione di ozono rappresentano soluzioni efficaci nella cura del piede diabetico, la più comune e più grave tra le complicanze del diabete. È una condizione che può causare infezioni, degenerazioni osteoarticolari e ulcere. Se non correttamente curata, può generare numerosi problemi e portare anche all’amputazione.
In aiuto dei pazienti con lesioni, però, oggi arrivano terapie innovative. Di questi e di altri trattamenti si parla in occasione del III Corso avanzato in Medicina-chirurgia rigenerativa polispecialistica organizzato dalla SIMCRI School, la scuola di formazione professionale della Società italiana di medicina e chirurgia rigenerativa polispecialistica, in programma oggi e domani a Caserta.
“Questa condizione presenta un grande impatto sia sulla vita del paziente, perché può renderlo invalido, sia dal punto di vista economico, perché i costi a carico del Sistema sanitario sono importanti – spiega il professor Michele Angelo Farina, presidente onorario, nonché fondatore SIMCRI e presidente SIMCRI School – . Oggi, grazie alla medicina rigenerativa, possiamo intervenire in modo risolutivo sulle lesioni con tre cure diverse. La prima è l’infusione, nella zona vicina all’ulcera, di cellule staminali provenienti dal midollo osseo, dal tessuto adiposo o dal sangue periferico. La seconda è l’applicazione, direttamente sulla ferita, di un gel realizzato con il plasma ricco di piastrine, detto PRP. La terza è la somministrazione di ozonoterapia per via topica. Questi trattamenti stimolano i fattori di crescita, che permettono la rigenerazione dei tessuti. I procedimenti sono semplici e non traumatico”.
Continua Farina: “Per le ulcere da piede diabetico si utilizza il ‘PRP evoluto’, una particolare versione sviluppata solo negli ultimi anni. La differenza consiste nell’aggiunta della componente monocitaria. Queste cure sono indicate anche per le ferite non diabetiche. Si tratta di un campo di applicazione vasto, basti pensare che in Italia sono ben 2 milioni i pazienti con ulcere agli arti inferiori. Per la chirurgia vascolare e, in particolare, le arteriopatie, a dare i migliori benefici è l’infusione di staminali. I centri che praticano queste terapie, che possono essere somministrate sia singolarmente che in sinergia, devono essere autorizzati secondo la normativa e seguire le linee guida della nostra società scientifica e del ministero della Sanità”.
Ad aprire l’edizione 2021 della SIMCRI School, anche il professor Eugenio Caradonna, presidente nazionale della Società, e il professor Bruno Amato, chirurgo vascolare presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli. Durante la due giorni si parla anche degli altri campi di applicazione della stimolazione dei fattori di crescita. Ne viene analizzata l’utilità in ortopedia (con un focus su traumi e patologie del ginocchio), malattia venosa cronica, medicina sportiva ed estetica (con particolare attenzione all’utilizzo nel trattamento dell’invecchiamento cutaneo, dell’alopecia e della cellulite).
“Al corso partecipano 50 giovani, tra cui medici (per la maggior parte ortopedici, chirurghi vascolari e chirurghi plastici), infermieri, biotecnologi, biologi e biochimici – conclude Farina –. Per noi è importante poterli formare, perché la medicina rigenerativa entra in modo trasversale nelle diverse discipline e accomuna i professionisti che utilizzano i fattori di crescita, l’ozonoterapia, i biomateriali e le cellule staminali. Si tratta di trasmettere novità e conoscenze: oltre a occuparci di medicina clinica facciamo infatti anche tanta ricerca in laboratorio”.
Redazione Nurse Times
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