Uno studio pubblicato su Pnas dimostra l’efficacia della cosiddetta cross-protezione.
Anche i vaccini non mirati contro il coronavirus, come quello contro l’influenza o contro il morbillo, potrebbero aiutare a ridurre il peso della pandemia, soprattutto nei Paesi in cui l’immunizzazione anti-Covid è ancora indietro. A confermarlo è uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings National Academy of Sciences (Pnas), che rafforza decenni di prove sulle proprietà di cross-protezione di molti vaccini contro più agenti patogeni.
“Lo studio mostra il potenziale potere di tutti i vaccini nel mantenere il sistema immunitario pronto e in salute – spiega Nathaniel Hupert, professore di scienze della salute presso Weill Cornell Medicine e autore principale del lavoro –. Rafforza inoltre la necessità per tutti di mantenere aggiornata la propria storia vaccinale, in particolare durante una pandemia. I Paesi che hanno difficoltà a somministrare sufficienti vaccini anti Covid-19 potrebbero, con questa strategia, attenuare le ondate Covid, prevenendo anche altre malattie e l’insorgere di varianti”.
La vaccinazione eterologa – Molti vaccini producono un potenziamento immunitario generalizzato che può proteggere in modo incrociato i pazienti contro più agenti patogeni. Tuttavia, non era chiaro il reale potenziale impatto di un intervento di “vaccinazione eterologa”.
“Decenni di dati teorici e sperimentali suggeriscono che gli effetti non specifici dei vaccini non-Covid possono aiutare a rafforzare la resilienza immunologica della popolazione a nuovi agenti patogeni – scrivono gli autori del lavoro -. Queste vaccinazioni di routine possono stimolare effetti cross-protettivi eterologhi, che modulano le infezioni non mirate. Ad esempio, l’immunizzazione con Bacillus Calmette-Guérin, il vaccino antinfluenzale inattivato, il vaccino orale contro la poliomielite e altri vaccini sono stati associati a una certa protezione dall’infezione da Sars-CoV-2 e al miglioramento della malattia Covid-19”.
Lo studio sulla cross-protezione da Covid-19 – Per capire la reale portata della vaccinazione eterologa i ricercatori della Weill Cornell Medicine e dell’Università di Oxford hanno utilizzato la piattaforma informatica Covid-19 International Modeling Consortium (CoMo). Utilizzando l’ondata dell’inverno 2020-21 che ha colpito gli Stati Uniti dopo le festività natalizie, hanno modellato i probabili effetti di una immunizzazione con vaccini non Covid.
I risultati mostrano che quelli contro influenza, morbillo o tubercolosi, pur fornendo appena il 5% di protezione contro il Covid-19 grave, se somministrati anche solo a una piccola parte della popolazione avrebbero causato una sostanziale riduzione della curva dei contagi e dei ricoveri in ospedale. “Utilizzando il modello matematico del CoMo, mostriamo che la vaccinazione eterologa logisticamente realistica con un’efficacia bassa (dal 5 al 15%) potrebbe aver ridotto i casi di Covid-19, il ricovero e la mortalità nell’ondata autunno/inverno 2020 degli Stati Uniti”, precisano gli esperti.
Una strategia per future pandemie – Inoltre la vaccinazione di tutte le persone con più di 20 anni si è rivelata più efficace di una rivolta solo agli anziani, in considerazione del ruolo dei giovani nel diffondere il virus ai più vulnerabili.
“Simile ad altre campagne di somministrazione di massa di farmaci (ad es. per la malaria), l’impatto della vaccinazione eterologa dipende in larga misura sia dal targeting per età che dai tempi di intervento in relazione all’incidenza, con il massimo beneficio derivante dall’implementazione nella più ampia coorte di età quando il numero di riproduzione della pandemia è >1,0 – riportano i ricercatori nella pubblicazione -. Questi risultati possono essere generalizzabili al di là di Covid-19 e degli Stati Uniti per indicare come anche campagne di immunizzazione eterologa minimamente efficaci potrebbero ridurre il carico di future pandemie virali”.
Redazione Nurse Times
Fonte: AboutPharma
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