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Dita nel naso dei contagiati e cene con i positivi per evitare il vaccino. Tutte le ultime follie dei NoVax

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Dita nel naso dei contagiati e cene con i positivi pur di evitare il vaccino. Tutte le ultime follie dei NoVax per non doversi vaccinare
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BELLUNO – Accanto alla cena con positivo, proposta giorni fa da qualche utente su facebook, arriva dal Feltrino l’ultima follia dei no-vax: persone che si contagiano a vicenda inserendo le dita nel naso di un positivo e passandole poi all’interno delle proprie narici. Un modo per contrarre il virus e ottenere il super green pass senza la necessità di ricorrere al vaccino anti-covid. Raccontata così sembra quasi una barzelletta ma a confermare il fatto è Roberto Grubissa, presidente di Federfarma: «Ho ricevuto segnalazioni preoccupanti dal Feltrino. Un infermiere mi ha raccontato che un paziente gli avrebbe confidato di aver infilato le dita nel naso di un positivo e poi nel proprio. Mi ha chiesto come comportarsi». La positività infatti non emerge subito ma occorre aspettare qualche giorno. È quindi fondamentale che in quel periodo di attesa il contatto di caso rimanga in quarantena.

LA PREVENZIONE

Sono pratiche che rischiano di mandare in frantumi gli sforzi fatti dall’azienda sanitaria (ma non solo) per coprire con il vaccino la maggior parte della popolazione e proteggerla dal virus. Dodici lunghi mesi in cui si è continuato senza sosta a eseguire tamponi per il tracciamento dei positivi e dei loro contatti. Soltanto le farmacie territoriali, dal 29 dicembre 2020 al 6 gennaio scorso, hanno eseguito 218.650 tamponi antigenici rapidi. Interessante osservare l’andamento della curva relativa ai test negli ultimi mesi: a luglio 2020 sono stati fatti 4952 tamponi, ad agosto 11.253, a settembre 14.736, a ottobre 38.646. Il climax è ascendente. A novembre i tamponi sono diventati 59.718 (con 166 positivi, pari allo 0.3% del totale), a dicembre 64.995 (713 positivi, 1,1%), nei primi sei giorni dell’anno addirittura 9.785 (688 positivi, 7%).

LE REGOLE

Da qualche giorno le regole per chi esegue un tampone sono cambiate. La novità più rilevante è che il positivo vaccinato, con sintomi o senza sintomi, e anche il no-vax non possono più eseguire il tampone di uscita in farmacia. Dovranno farlo o dal proprio medico di medicina generale o in uno dei drive-in dell’Ulss Dolomiti. Sono esclusi i contatti stretti non vaccinati (o vaccinati da più di 120 giorni) che, a fine quarantena, possono recarsi in farmacia. «Le persone positive – ha spiegato la direttrice generale dell’Ulss Dolomiti Maria Grazia Carraro – che vanno a fare il tampone nelle farmacie, oltre alle informazioni che già ora si danno ai cittadini, troveranno un foglio. Una sorta di promemoria su ciò che devono fare».

LE PERPLESSITÀ
Sono poche regole: rimanere isolato a domicilio; chiamare il medico di medicina generale per la presa in carico, anche con rilascio del certificato ai fini Inps e per la prescrizione-effettuazione del tampone di uscita dell’isolamento; avvisare della sua positività i contatti stretti recenti. Ci sarà la possibilità anche di scansionare un QR code, in modo da avere queste informazioni sul cellulare. Un’iniziativa che sembra destinata a generare ulteriore confusione. «Si capisce poco ha commentato Grubissa la grafica è piccola e non si riesce a leggere. Le nuove regole complicano la vita al cittadino». Il presidente di Federfarma si riferisce alla necessità di eseguire il tampone dal medico o in Ulss, invece che in farmacia: «Nell’Agordino non hanno un medico di base e sono isolati. Pretendono che vadano giù a Caprile a farsi dare un certificato? Molti non hanno la macchina e dovrebbero farne una unica con altre persone rischiando di positivizzarsi a vicenda». Inoltre può capitare che un punto tamponi finisca i test: «L’altro giorno erano finiti i molecolari al Marangoni e sono venuti tutti da noi. Insomma, rimango molto perplesso da queste nuove direttive».

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Gazzettino

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