I medici e gli infermieri dei reparti Covid che hanno ricevuto tre dosi dovrebbero lavorare anche se sono positivi, l’importante è che siano asintomatici. A chiederlo sono le Regioni, che hanno inserito un settimo punto nella lettera con la quale la settimana scorsa hanno proposto al governo una serie di cambiamenti delle regole, tra le quali anche quella che prevede un nuovo modo di conteggiare i ricoverati.
Il ministro alla Salute Roberto Speranza aveva annunciato un tavolo tecnico per discutere di come intervenire sulle regole. Le Regioni vorrebbero anche che finisse l’era degli scenari basati sui colori. A parlarne, a stretto giro, sarà un gruppo che è stato individuato ieri pomeriggio da una lettera inviata dal ministero alle amministrazioni locali. Lo comporranno cinque tecnici indicati dalle Regioni, il capo della prevenzione del ministero Gianni Rezza, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, quello del Consiglio superiore di sanità Franco Locateli! e il colonnello Giuseppe Algeri, della struttura commissariale guidata da Francesco Figliuolo.
Le Regioni vogliono far lavorare i professionisti sanitari anche se positivi per «liberare risorse in un momento diffìcile». Se chi ha l’infezione può stare nei reparti Covid, chi non è stato colpito può mandare avanti il resto dell’attività, medica e chirurgica, che in questo momento ha grandi problemi. È di ieri l’allarme degli anestesisti. Il presidente di Siaarti, la società scientifica di quegli specialisti, Antonino Giarratano pone l’accento sull’enorme richiesta di cure di questo periodo. Ci sono le sepsi, infezioni diffuse a tutto l’organismo, e le insufficienze respiratorie dei malati gravi di Covid, ma ci sono i problemi degli altri pazienti, i cui spazi sono compressi.
Le Regioni non vogliono finire in zona arancione o peggio rossa e quindi tengono malati positivi nei reparti non Covid. Poi ci sono i positivi asintomatici, che non possono essere sottoposti a interventi chirurgici. «Centinaia di pazienti che andranno operati, trapiantati ed assistiti nel postoperatorio intensivo. Occorre programmare oggi ciò che fra poche settimane, finita l’ultima ondata dell’emergenza pandemica, diventerà con ogni probabilità una nuova emergenza sanitaria». Gli anestesisti chiedono indicazioni e linee guida su come impostare questa attività.
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