Di seguito lo sfogo di Adriano Martella, che dopo un’esperienza in Veneto è stato assunto dall’Asl Taranto, ma ora vorrebbe finalmente rientrare nel “suo” Salento.
Gentile Presidente Emiliano, mi rivolgo a Lei, col cuore in mano, per mettere in evidenza una storia, la mia, che non può rimanere nell’ombra. E’ la storia di un infermiere salentino, Adriano Martella, che, con la valigia in mano e il sogno nel cassetto di un posto di lavoro a tempo indeterminato, parte da Andrano, nel lontano 2013, per raggiungere il Veneto, poiché nella mia terra natia, in Salento, non c’è posto per me e per il mio grande sogno.
Con le mie sole forze e capacità (e questo posso dirlo a gran voce e con fierezza) mi confronto con una platea di concorrenti, veneti e non, provenienti da tutta Italia e, con grande soddisfazione mi colloco utilmente in graduatoria e, nell’arco di pochi mesi, ricevo il telegramma di assunzione a tempo indeterminato. Stesso mio destino, nell’arco di poco tempo, toccò a tutti i colleghi infermieri di quell’intera graduatoria.
Resto in Veneto per qualche anno, ma la lontananza e la nostalgia di casa, dei miei affetti più cari e della mia terra diventa ogni giorno più forte. Pertanto decido a malincuore, per la riconoscenza dovuta all’Ulss veneta dove prestai servizio, di inviare, nel 2017, richiesta di mobilità volontaria per l’Asl Taranto (istituto ancora valido all’epoca, poi con la nuova contrattazione abolito), unica Asl ad accogliere me e tanti altri infermieri provenienti da Asl e ospedali del Nord Italia.
La felicità è tanta, la distanza si riduce e, caparbio come sono, decido, nonostante io abbia già superato altri concorsi pubblici, di rimettermi in gioco, di concorrere di nuovo al fianco di infermieri neolaureati e infermieri nella mia stessa situazione (si parla di un totale di 17mila candidati) per tentare di posizionarmi utilmente in graduatoria e ricevere, finalmente, il telegramma dall’Asl Lecce.
Arriviamo al 2022. Oggi risulto essere vincitore del concorso pubblico regionale per 566 posti di infermiere, e ancora una volta non c’è posto per me a Lecce, in quanto vengo assegnato all’Asl Taranto, dove già presto servizio a tempo indeterminato da quasi cinque anni! Alla luce di quest’accadimento, che lascia dentro di me sentimenti di amarezza e delusione, rifletto e penso che per l’ennesima volta non riesco a tornare a casa e, così come me, altri vincitori assegnati a destinazioni che NON corrispondono con la prima preferenza inserita nella domanda di concorso.
C’è di più. Molti infermieri, già di ruolo, hanno avuto la mia stessa idea di tentare il concorso pubblico, nonostante la procedura di mobilità regionale per titoli, indetta nello stesso periodo. Basta mettere a confronto le due graduatorie per riscontrare la coincidenza. Detto ciò, mi chiedo: perché non “premiare” per meritocrazia l’impegno di 566 infermieri vincitori di concorso, dando loro la possibilità di accedere alle Asl scelte come prima opzione, anziché procedere al semplice collocamento dei posti messi a bando nelle diverse Asl, quando è ben evidente che oggi il fabbisogno di personale è aumentato?
Il metodo utilizzato per l’assegnazione delle sedi ha creato un gran malcontento tra i vincitori, che per l’ennesima volta vedranno svanire la possibilità di ritornare a casa e dovranno rispondere NO alle destinazioni date. Questo comporterà che le Asl non colmeranno la carenza di personale e, come un cane che si morde la coda, si ritornerà da capo all’origine, con la necessità di indire un nuovo concorso pubblico, al quale si iscriveranno di nuovo le stesse persone, quelle che, pur vincendo il concorso pubblico oggi, insoddisfatte, non sono ritornate a casa.
La prego, Presidente, Lei può fare la differenza in questo contesto e decidere di premiare la meritocrazia e la professionalità dei 566 vincitori. Siamo ancora coinvolti nell’emergenza pandemica, e la presenza di personale esperto e qualificato (dati tangibili dalle fonti curriculari dei candidati vincitori: basti vedere i punteggi dei titoli!) potrebbe apportare nuova linfa alle Asl, considerando che il benessere psicologico del lavoratore non è un aspetto da sottovalutare. Anzi, è fondamentale.
Noi infermieri di ruolo (e non solo, questo vale anche per i colleghi a tempo determinato) siamo stati definiti “EROI”, siamo coloro i quali con impegno e abnegazione non si sono tirati indietro di fronte al grande male del secolo, il Covid-19. Chiedere di TORNARE A CASA, dopo aver vinto il concorso pubblico regionale, credo che sia domanda lecita, e rappresenterebbe quel ringraziamento VERO e GIUSTO da rivolgere a noi 566 vincitori, premiando così le professionalità in maniera meritocratica, riportandoci a casa, finalmente.
Porto quindi alla Sua attenzione il mio caso, Presidente Emiliano, il caso di un infermiere vincitore di concorso pubblico regionale al quale viene assegnata come sede l’Asl presso la quale già presta servizio a tempo indeterminato. Questo esito non rappresenta automatico motivo di esclusione dalla graduatoria, in quanto non mi è consentita, da vincitore di concorso pubblico regionale, alcuna facoltà di scelta. Chiedo quindi il suo intervento immediato nella risoluzione del mio caso e degli altri vincitori di concorso, che chiedono solo di TORNARE A CASA.
Redazione Nurse Times
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