Le cuffie chirurgiche sono diventate parte integrante dell’abbigliamento protettivo e servono ad evitare che i germi presenti nei capelli e sul cuoio capelluto del personale medico vadano a contaminare la sala operatoria. Che siano in stoffa o in materiale monouso, ormai tutti i membri del personale sanitario le indossano sia durante un intervento chirurgico che in svariate altre circostanze.
Oggi sappiamo che la maggior parte delle infezioni chirurgiche post operatorie in sito sono contratte al momento dell’intervento, quando c’è la possibilità che i microorganismi raggiungano la ferita aperta. Le fonti dei microorganismi sono: endogena (paziente stesso) oppure esogena (ovvero da parte del personale, degli oggetti presenti in sala o da altri pazienti). Le principali barriere in fatto di indumenti che aiutano a contenere il rischio di infezioni sono: cotone, tessuto non tessuto (tnt) oppure tessuti tecnici riutilizzabili.
Partiamo da un presupposto curioso: la cuffia è un indumento antichissimo già utilizzato all’epoca degli antichi egizi e successivamente in epoca romana sotto forma di reticella avvolgente per i capelli.
Non solo un indumento femminile dal momento che nell’età medioevale persino i cavalieri usavano un particolare tipo di cuffia, realizzato in maglia di metallo, che faceva parte dell’armatura per proteggere la testa il collo e le spalle dai colpi del nemico in battaglia.
Eppure, nonostante abbia attraversato secoli e culture diverse, l’utilizzo della cuffia in ambito medico è piuttosto recente.
Dobbiamo attendere i primi del ‘900 affinché l’uso di cuffie e guanti diventi uno standard in sala operatoria.
Von Mikulicz-Radecki e l’uso delle cuffie in sala operatoria
Fu il medico austriaco Johann von Mikulicz-Radecki, a stabilire l’uso della cuffia, della maschera e dei guanti di cotone durante le operazioni chirurgiche alla fine del 1800.
Per la verità, Luis Pasteur aveva già dato indicazioni puntuali, nella sua comunicazione del 29 aprile 1878 all’Accademia delle Scienze, sulla necessità di trattare tutti i tessuti e altro materiale che entra in contatto con il campo operatorio (bende, spugne, legacci) a 130° – 150°. Le vesti bianche sterilizzate in Sala operatoria, con braccia scoperte, sono testimoniate a cavallo fra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo.
Questo perché, negli ultimi anni, le ricerche in ambito batterilogico avevano iniziato a dimostrare l’importanza di presidi e accortezze fino al quel momento poco utilizzati.
Le mascherine vengono introdotte progressivamente (dal 1897 a seguito delle osservazioni di Carl Flügge e di von Mikulicz-Radecki e del francese Paul Berger) con un bendaggio della bocca, poi evolute in specifici prodotti all’inizio degli anni trenta. Dobbiamo anche considerare che molti chirurghi (e molti uomini in generale) in quegli anni erano soliti portare fluenti barbe.
Von Mikulicz-Radecki fu il primo a introdurre la nozione di infezione dovuta ad inalazione di patogeni respiratori sospesi in goccioline respiratorie esalate da altri individui già infetti (“infezione per goccioline respiratorie”).
Cuffie monouso o copricapo?
Oggi i componenti dell’équipe chirurgica, durante l’intervento, devono indossare una mascherina che copra adeguatamente bocca e naso, una cuffia o copricapo per coprire capelli e barba nonché guanti sterili (dopo aver indossato un camice sterile).
In Europa, l’Associazione di Infermieri di Sala Operatoria (EORNA) nelle sue Linee Guida 2015 e a proposito del copricapo sostiene che: “il personale sanitario dovrebbe entrare nelle aree soggette a restrizione dei blocchi operatori, con dei copricapo che coprano tutti i capelli, le basette e la barba, preferibilmente monouso. Questo per proteggere i pazienti dalle infezioni dovute allo spargimento di squame del cuoio capelluto o dai peli. I copricapo di cotone, personalizzati sono accettati solo se coperti da quelli monouso”. Leggi l’articolo su Nurse Times).
La normativa e gli standard da seguire
La normativa di riferimento a livello europeo per la produzione e l’uso di cuffie per la sala operatoria è la UNI EN 13795:2013 “Teli chirurgici, camici e tute per blocchi operatori, utilizzati come dispositivi medici per pazienti, personale clinico e attrezzature – Requisiti generali per fabbricanti, operatori e prodotti, metodi di prova, requisiti di prestazione e livelli di prestazione”.
Questa disciplina specifica le informazioni riguardanti i dispositivi medici, le informazioni che devono essere fornite agli utilizzatori e alle terze parti verificatrici e, soprattutto, fornisce informazioni di fabbricazione e lavorazione sui dispositivi medici, in particolar modo sulle caratteristiche di camici chirurgici monouso e riutilizzabili, teli chirurgici e tute per blocchi operatori utilizzati come dispositivi medici, per pazienti, personale clinico e attrezzature al fine di prevenire la trasmissione di agenti infettivi tra pazienti e personale clinico durante gli interventi chirurgici e altre procedure invasive. Infine, specifica i metodi di prova per valutare le caratteristiche individuate dei teli chirurgici, camici e tute per blocchi operatori e stabilisce i requisiti di questi prodotti.
Redazione Nurse Times
Articolo a cura di Giorgio Valleris
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