Grazie al progetto Liver4Life è possibile mantenere in vita e in salute l’organo fino a dieci giorni. Così è stato curato un paziente malato gravemente di cancro, che ora sta bene e non manifesta alcun segno di rigetto.
Rivoluzionerà la medicina del trapianto di fegato. E’ una macchina da perfusione in grado di conservare, mantenere in vita e curare per più giorni fegati espiantati. Le indagini precliniche eseguite fino a gennaio 2020 ne avevano già provato il funzionamento su diversi campioni di fegato sani o malati. In questi giorni, però, su Nature Biotechnology è uscito un articolo che racconta il successo del trapianto di un fegato dopo tre giorni di permanenza nella macchina. Il paziente, che era malato gravemente di cancro, dopo un anno sta bene e non presenta alcun segno di rigetto.
Più che una normale macchina da perfusione, di quelle già impiegate per la conservazione di alcuni organi prima del trapianto, quella del progetto Liver4Life, sviluppato da un team di medici, ingegneri e biologi dello University Hospital di Zurigo, dell’Eth di Zurigo e della compagnia Wyss Zurich, può essere definita come un “corpo in miniatura”.
“La macchina imita il corpo umano nel modo più accurato possibile, in modo da fornire le condizioni ideali per i fegati umani – spiega Pierre-Alain Clavien, direttore della Clinica di Chirurgia viscerale e dei trapianti dello University hospital di Zurigo, primo autore dello studio e chirurgo che ha eseguito il trapianto, intervistato da Wired –. Una pompa sostituisce il cuore, un ossigenatore sostituisce i polmoni e un’unità di dialisi assume le funzioni dei reni. Inoltre numerose infusioni di ormoni e nutrienti svolgono le funzioni dell’intestino e del pancreas”.
Infine, come avviene nel corpo umano grazie al diaframma, la macchina muove il fegato al ritmo della respirazione. Gli studi preclinici avevano dimostrato che mediante questo sistema era possibile mantenere in vita e in salute un fegato fino a dieci giorni. L’esito di un successivo trapianto dell’organo, però, non era ancora stato verificato. L’estensione del tempo di sopravvivenza del fegato espiantato nella macchina da perfusione consente di eseguire su di esso diversi trattamenti: dalla semplice rigenerazione spontanea dei tessuti alle terapie farmacologiche e oncologiche.
Il 19 maggio 2021 il team ha ricevuto un fegato malato, scartato da tutti gli altri centri a cui era stato offerto e proveniente da una donatrice di 29 anni. Dopo tre giorni di trattamento con numerosi farmaci per recuperarne lo stato di salute, il 22 maggio è stato eseguito il trapianto su un paziente in lista d’attesa, ma con un cancro al fegato molto invasivo e con una progressione molto rapida. Senza questo tentativo, un normale trapianto sarebbe probabilmente arrivato troppo tardi. L’intervento è durato cinque ore e 26 minuti, il paziente è stato dimesso dopo 12 giorni, e dopo due mesi è tornato a condurre una vita normale. A un anno dal trapianto, le sue condizioni di salute sono buone e non vi è mai stato alcun segno di rigetto.
Seguendo le procedure tradizionali (la conservazione a freddo o le normali macchine a perfusione), un fegato è conservato in una soluzione fredda statica a 2-5 gradi per 12 ore al massimo, poiché la vitalità dell’organo diminuisce proporzionalmente oltre questo tempo. La Liver4Life non solo dilata questi tempi, dando la possibilità di conservare il fegato più a lungo, ma consente di considerare per il trapianto anche organi meno sani, sottoponendoli a una serie di trattamenti per recuperarli.
Considerando poi la capacità dei tessuti del fegato di rigenerarsi spontaneamente, la macchina offre la possibilità di prelevare porzioni di organo sane da un paziente malato e ritrapiantarle sullo stesso, evitando qualunque rischio di rigetto. Oppure di duplicare fegati sani provenienti da donatori, aumentando le possibilità terapeutiche per i pazienti. O ancora di considerare donatori viventi, facendo crescere porzioni del loro fegato esternamente.
“Il successo di questa tecnologia, sviluppata per la conservazione del fegato – conclude Clavien –, rende ovvia la possibilità di testarla su altri organi (come reni, polmoni o cuore), aprendo le porte a molte altre applicazioni cliniche e trattamenti. La chiave di volta per superare la carenza di organi, comunque, rimane l’utilizzo ottimale degli organi donati”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Wired
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