La federazione sindacale che rappresenta gli ospedalieri replica alla proposta avanzata dal governatore per contrastare la carenza di personale.
“Richiamare in servizio i sanitari non vaccinati per risolvere il problema della mancanza di personale”. La risposta di Luca Zaia (foto), presidente della Regione Veneto, al rilievo della Corte dei Conti sui fondi inutilizzati per lo smaltimento delle liste d’attesa, sbalordisce gli addetti ai lavori, secondo i quali “l’obbligo vaccinale per i sanitari è stato un gesto di civiltà, e riabilitare i 4.500, tra medici e infermieri, sospesi in Veneto per aver rifiutato la vaccinazione sarebbe un messaggio pessimo per chi rispetta le legge in quanto cittadino e lavoratore”.
Intervistato dal TgR Veneto, Giovanni Leoni, presidente regionale della Federazione Cimo-Fesmed, sindacato che rappresenta gli ospedalieri, dichiara: “Gli operatori sanitari sono a contatto con i più fragili. Se non vogliono fare il vaccino, devono essere esclusi dall’assistenza al paziente. E’ stata fatta una legge dello Stato proprio per tutelare i più fragili in ospedali e ambulatori. Dobbiamo rispettarla. Oppure cambiarla”.
La federazione sindacale che rappresenta gli ospedalieri non perde occasione anche per puntualizzare come i cronici vuoti di organico, noti da anni, non siano solo imputabili a una cattiva programmazione delle scuole di specializzazione da parte dello Stato. Vero che la formazione è sotto l’egida ministeriale, ma altrettanto vero è che il Veneto ha avuto dal 2010 al 2015 il coordinamento della Commissione Salute presso la Conferenza delle Regioni, e dal 2016 al 2019 la presidenza dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali).
Redazione Nurse Times
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