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Rischio ipertensione e ictus per chi non rinuncia ai sonnellini: lo studio

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Rischio ipertensione e ictus per chi ama i sonnellini: lo studio
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Questa la conclusione a cui sono giunti alcuni ricercatori cinesi. In realtà è lo scarso riposo notturno a determinare il bisogno di schiacciare un pisolino durante la giornata.

Secondo uno studio pubblicato su Hypertension, rivista dell’American Heart Association (AHA), le persone che schiacciano spesso un pisolino durante il giorno avrebbero maggiori possibilità di soffrire di ipertensione e di essere colpiti da un ictus. La ricerca è stata condotta da un gruppo di ricercatori cinesi guidato dagli scienziati del National Clinical Research Center for Geriatric Disorders della Xiangya Hospital Central South University, che hanno lavorato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Anestesiologia della Central South University di Changsha e del Centre for Medical Genetics – Hunan Key Laboratory of Medical Genetics.

Lo studio, coordinato da E. Wang, professore e presidente del Dipartimento di Anestesiologia dell’ateneo cinese, è stato condotto sui dati di 500mila persone di età compresa tra i 40 e i 69 anni. A fornire i dati, la UK Biobank, database biomedico contenente informazioni genetiche e sanitarie di mezzo milione di partecipanti nel Regno Unito, che ha raccolto informazioni tra il 2006 e il 2010. Di questi sono stati esaminati e utilizzati i dati di 358.451 partecipanti privi di ipertensione o ictus.

In realtà un piccolo riposo pomeridiano non sarebbe di per sé considerato pericoloso. Lo scopo dello studio era piuttosto quello di evidenziare che potenzialmente è lo scarso riposo notturno ad aumentare il fattore di rischio di ipertensione e ictus. “Questo può essere dovuto al fatto che, sebbene fare un pisolino in sé non sia dannoso, molte persone che fanno sonnellini potrebbero farlo a causa del cattivo sonno notturno – ha affermato Michael Grandner, già direttore del programma di ricerca sul sonno e sulla salute presso l’Università dell’Arizona –. Dormire male la notte è associato a una salute peggiore, e i sonnellini non sono sufficienti a compensarla”.

Le persone coinvolte nello studio avevano fornito regolarmente campioni di sangue, urina e saliva nel corso dello studio, con l’indagine sulla frequenza dei sonnellini diurni svoltasi ben quattro volte nel corso dei quattro anni. Tuttavia lo studio ha raccolto solo la frequenza del pisolino, e non la durata, basandosi su auto-segnalazioni da parte dei partecipanti. Dopo aver confrontato i dati, incrociando per la prima volta all’analisi osservazionale dei partecipanti, la randomizzazione mendeliana (RM), metodo che utilizza la variazione misurata nei geni per interrogare l’effetto causale di un’esposizione su un risultato, lo studio ha rilevato che una percentuale dei partecipanti aveva livelli di istruzione e reddito bassi, aveva l’abitudine di fumare sigarette, russare, bere regolarmente, e di soffrire d’insonnia.

Il gruppo di ricerca ha evidenziato come le persone che di solito facevano un pisolino avevano il 12% in più di probabilità di sviluppare ipertensione, e il 24% di avere un ictus rispetto chi non era solito riposarsi durante il giorno. Inoltre ha evidenziato che i partecipanti sotto i 60 anni soliti fare un sonnellino avevano un rischio maggiore del 20% di sviluppare la pressione alta rispetto alle persone della stessa età che non facevano mai un sonnellino. Rischio che, però, scendeva al 10% per le persone sopra i 60 anni.

Nonostante questo, serviranno studi più approfonditi per determinare il reale impatto del pisolino sullo sviluppo di ipertensione e ictus. “Credo che il pisolino sia un segnale di avvertimento di un disturbo del sonno sottostante in alcuni individui – ha ricordato il dottor Raj Dasgupta, professore associato di Medicina clinica alla Keck School of Medicine della University of Southern California –. I disturbi del sonno sono collegati a un aumento dello stress e degli ormoni della regolazione del peso che possono portare all’obesità, all’ipertensione, al diabete di tipo 2, tutti fattori di rischio per le malattie cardiache”.

Redazione Nurse Times

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