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Manfredonia, costringevano gli anziani ospiti della Rsa a subire atti sessuali: 4 oss agli arresti domiciliari

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Manfredonia, vessavano gli anziani ospiti della Rsa: 4 oss ai domiciliari
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Si tratta di Mariano Paganini, Michele Salcuni, Domenico Nuzziello e Antonio Vero, tutti dipendenti della Stella Maris. Pesanti le accuse a loro carico. Vero costringeva un paziente e una paziente a subire atti sessuali. “Le palpeggiava le parti intime e Paganini Mariano rideva”. “Ehi, porco. Porco fetente! Porco fetente, ti faccio vedere io!”, la reazione della donna. “Quindi Paganini Mariano le sferrava uno schiaffo”.

Quattro operatori socio-sanitari della Rsa Stella Maris di Manfredonia (Foggia) sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, perché, come si legge nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari personali a firma del gip Roberta Di Maria, “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, umiliandoli e percuotendoli sistematicamente con crudeltà, adoperando sevizie e approfittando della loro età avanzata (dai 64 ai 99 anni, ndr) e delle documentate patologie, che ne ostacolavano la privata difesa, in occasione dello svolgimento del proprio servizio di operatori socio-sanitari e abusando delle relazioni derivanti dalla prestazione della loro opera, avrebbero sistematicamente maltrattato gli anziani pazienti degenti”.

Sono 14 gli ospiti della struttura vittime degli oss (due nel frattempo decedute), tutte con difficoltà motorie, cecità, forme di demenza, morbo di Alzheimer e varie forme di disabilità. Nell’ordinanza a firma del gip figura pure un quinto indagato, per il quale non sarebbero state trovate prove a sufficienza. Ai domiciliari sono finiti Mariano Paganini, classe 1997, Michele Salcuni, classe 1985, Domenico Nuzziello, classe 1991, e Antonio Vero, classe 1980. Quest’ultimo è accusato anche di aver costretto un paziente e una paziente a subire atti sessuali. “Le palpeggiava le parti intime e Paganini Mariano rideva”, si legge nell’ordinanza. “Ehi, porco. Porco fetente! Porco fetente, ti faccio vedere io!”, la reazione della donna. “Quindi Paganini Mariano le sferrava uno schiaffo”. E la donna esclamava: “Ma com’è che tiri mazzate?”.

Ma sono molti altri gli episodi di violenza fisica e psicologica nei confronti dell’anziana donna, affetta da demenza senile, non vedente e con problemi all’udito. In servizio dal maggio 2022, Antonio Vero “ha posto con frequenza quasi quotidiani atti di umiliazione e violenza fisica e psichica” ai danni di quattro degenti, due donne e due uomini.

Quanto a Mariano Paganini, “è emerso che è soggetto tendenzialmente incline a percuotere e umiliare i pazienti senza alcun motivo, e talvolta si sposta dal reparto in cui opera per recarsi nell’altro reparo, dove sono sistemati i pazienti più fragili, al solo fine di infastidirli e vessarli”. Non solo: “Egli pone in in essere la condotta maltrattante sia da solo che in concorso con il Vero, con il quale ha un’evidente complicità. I due, infatti, si intendono sul ‘modo’ di trattare i degenti e su quella che definiscono la ‘terapia’ da somministrare loro”. Vero e Paganini si sarebbero scambiati anche messaggi e foto.

Gravi anche le accuse nei confrontio di Michele Salcuni: “Ha posto in essere reiterate condotte vessatorie e umilianti, sia sul piano fisico che morale, nei confronti di pazienti, anche difficili, affidati alle sue cure. Egli, con sistematicità, crudeltà e totale spregio delle regole che sovraintendono la sua funzione, ha posto in essere condotte crudeli e denigranti nei confronti di soggetti deboli e incapaci di potersi difendere”.

Infine Domenico Nuzziello: “Non si è reso solo connivente delle condotte maltrattanti poste in essere dai suoi colleghi, ma si è reso parte attiva delle stesse. Sia personalmente che lavorando a stretto contatto con gli altri indagati, con Michele Salcuni ha agito nella piena consapevolezza di sottoporre i degenti a una situazione di umiliazione e sopraffazione. Egli ha più volte assistio, senza intervenire, se non addirittura materialmente partecipato, alle condotte maltrattanti tese a sbeffeggiare, denigrare e ledere gli anziani degenti della struttura”.

Gli indagati, inoltre, singolarmente o in concorso tra loro, con cadenza pressoché quotidiana, rivolgevano ai degenti frasi ingiuriose, minacciose e umilianti. Per esempio: “Ti ammazzo, ti butto giù, bufalo, panzona, storpia, stroppiata, zoccola, puttana, muffarda. Inoltre imitavano i lamenti o si rivolgevano alle vittime con frasi e toni canzonatori. Li spingevano, li colpivano con oggetti, cinture, asciugamani o con il soffione della doccia, cagionando loro le lesioni personali.

E ancora, scrive il giudice per le indagini preliminari, gli indagati “hanno premuto sul loro volto cuscini, lenzuola o indumenti, li hanno sottoposto a manovre contenitive o manipolatorie irruente e brusche, hanno sputato loro addosso e, in generale, li hanno sottoposto a una serie di sistematiche angherie, provocando loro considerevoli sofferenze fisiche e morali”. Con le aggravanti “di aver adoperato sevizie e agito con crudeltà, di aver approfittato di circostanze di persona tali da minorarne la privata difesa, di aver abusato delle relazioni di prestazione d’opera, di aver commesso il fatto in danno di persone ricoverate presso strutture sociosanitarie, nonché in danno di persone affette da disabilità”.

Redazione Nurse Times

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