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Studio Iss: scoperto marcatore di malattie correlate allo stress

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Coronavirus e salute mentale: l'impegno dell'Iss
Woman with a mental health illness sitting sad in the room with headache and stress, home quarantine fear of the Coronavirus or COVID-19 outbreak. Double exposure 3D virus background copy space.
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La riduzione nel sangue della proteina MECP2 favorirebbe il rischio di tali patologie, sviluppate soprattutto dalle donne.

La riduzione nel sangue di una proteina, denominata MECP2, sembrerebbe favorire il rischio di sviluppare malattie correlate allo stress in persone, soprattutto donne, che durante l’infanzia o l’adolescenza abbiano vissuto esperienze particolarmente avverse. A questa conclusione sono giunti i ricercatori del Centro di riferimento per le Scienze comportamentali e la salute mentale dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), in uno studio pubblicato su Translational Psychiatry, suggerendo che MECP2 possa essere un marcatore di suscettibilità allo stress.

Al centro delle indagini la proteina MECP2, ovvero Methyl-CpG binding protein 2, fondamentale per il funzionamento delle cellule nervose, nota perché alcune mutazioni del gene che la codifica sono la principale causa della sindrome di Rett, una malattia neurologica rara, molto grave, che colpisce fin dalla prima infanzia prevalentemente il genere femminile. Oggi sappiamo che questa proteina, oltre a essere implicata in numerosi processi del neurosviluppo, svolge un ruolo fondamentale nel determinare gli effetti che l’ambiente in cui viviamo ha sul nostro organismo, suggerendo un suo coinvolgimento nei processi che predispongono allo sviluppo di psicopatologie indotte dall’esposizione a eventi stressanti nel corso della vita.

Sulla base di queste evidenze i ricercatori hanno analizzato i livelli di MECP2 in campioni di sangue di 63 persone clinicamente sane. I risultati hanno confermato le loro ipotesi, ovvero che esiste una connessione tra i livelli ridotti di MECP2 e gli esiti disadattivi, quali ansia e depressione, delle esperienze avverse vissute in infanzia, e che tale legame è più forte tra le donne. “Ulteriori studi finalizzati ad approfondire i meccanismi alla base di questa associazione potranno svelare nuovi bersagli per l’implementazione di interventi preventivi personalizzati” spiega l’Iss.

Redazione Nurse Times

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