Così Anaao Assomed, Fofi e Fimmg sulla Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario e del volontariato. Fnomceo sottolinea il sacrificio dei camici bianchi durante la pandemia.
Quasi 500 vittime tra gli esponenti del personale sanitario. Morti di Covid-19, soprattutto quando contro le impennate del virus non c’erano ancora i vaccini. In questa cifra ci sono tante storie e, dietro, tante famiglie. Storie di camici bianchi che si sono lanciati nel campo di battaglia, molti anche rientrando dalla pensione, per curare i loro pazienti. Dei circa 500 decessi, 370 erano medici e odontoiatri, e di questi, 216 erano medici di famiglia, del 118, guardie mediche, specialisti ambulatoriali, liberi professionisti, e 30 gli odontoiatri. A questi si aggiungono 90 infermieri, tre ostetriche e 32 farmacisti.
“Un sacrificio di personale sanitario – sottolinea Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri – che ha consentito di curare oltre 12 milioni di cittadini positivi al Covid-19, di cui 10,7 milioni sono guariti, nella stragrande maggioranza a domicilio, grazie all’impegno dei curanti e al contributo fondamentale di tutti gli operatori”.
Cifre che rimbombano nella seconda Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario e del volontariato, dedicata quest’anno alla memoria di Gino Strada, fondatore di Emergency. Una cerimonia, quella di ieri, in presenza del ministro della Salute, Roberto Speranza, per celebrare una giornata istituita per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio dei tanti sanitari in prima linea nel corso della pandemia.
E proprio alla vigilia della celebrazione, il 18 febbraio scorso, l’approvazione, da parte del Governo, del finanziamento di 15 milioni di euro del fondo per gli indennizzi ai familiari dei sanitari morti per Covid, su proposta dei ministri della Salute, Roberto Speranza (che ha presenziato alla cerimonia della Fnomceo), e delle Pari opportunità e famiglia, Elena Bonetti. Il via libera che per le associazioni e i famigliari ha sanato un’ingiustizia, dopo lo stop del Senato al provvedimento. L’indennizzo riguarda i medici non dipendenti dal Servizio sanitario nazionale, che sono oltre la metà dei medici deceduti, e il personale sanitario.
Ma la Giornata in loro onore, non può essere solo “targhe e medaglie”, avverte Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao Assomed, invitando a guardare alle “reali esigenze” e chiedendo “azioni concrete volte al riconoscimento di una professionalità troppe volte dimenticata, e di una dignità troppe volte calpestata”. La commemorazione, infine, secondo Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi), deve essere anche occasione deve essere anche occasione per un rilancio di una “sanità più forte a livello territoriale”. E la Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg) mette in evidenza che “i medici si onorano con il dialogo e la proposta, per la vera evoluzione di una medicina generale fiduciaria e di prossimità”.
Redazione Nurse Times
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