Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’Opi Veneto.
“È triste scoprire di essere tornati indietro di decenni e che proprio chi dovrebbe tutelare la salute dei cittadini non ha nemmeno idea di come si è evoluto il sistema in cui lavora e come questo si è evoluto attorno a lui”.
Marco Contro, Presidente del Coordinamento degli Ordini delle Professioni Infermieristiche del Veneto, commenta le affermazioni di Fimmg e Snami sull’applicazione delle previsioni contenute nel decreto Rilancio in via di approvazione alla Camera che prevedono l’introduzione dell’infermiere di famiglia e comunità.
“Affermare che l’infermiere dovrebbe mantenere un ruolo ‘ancillare’ rispetto al medico – afferma Contro – potrebbe far sorridere, se non fosse un’affermazione tanto assurda e anacronistica, quanto pericolosa. Significa non avere cognizione dell’evoluzione della professione infermieristica dell’ultimo quarto di secolo, in cui gli infermieri sono laureati, con master, dottorati di ricerca e iscritti a un ordine professionale esattamente come ogni altro professionista intellettuale. Ma la cosa più triste è assistere a una confusione di ruoli e a una commistione di compiti che non solo non ha alcuna base logica, ma confonde anche l’immagine che gli assistiti hanno del Servizio Sanitario Nazionale”.
“Gli infermieri non fanno i medici, non vogliono sostituirsi a loro e non lo faranno mai, né da questi dipendono – continua Contro – ma si occupano dell’assistenza e di quella continuità assistenziale sul territorio di cui in loro assenza gli assistiti, specie i più fragili, dovrebbero fare a meno. Una recente indagine Censis ha indicato un gradimento e un desiderio di questo tipo di assistenza quasi plebiscitario: circa il 92% dei cittadini hanno chiesto e accolto con estremo favore l’infermiere di famiglia e comunità.
E le associazioni dei cittadini-pazienti affermano che se non ci fosse questo professionista non saprebbero come fare a soddisfare e tutelare i loro bisogni di salute”.
“Gli infermieri – precisa il Presidente Contro – non ‘visitano’ i pazienti e non si occupano di diagnosi e terapia, li assistono e semmai li educano dal punto di vista della salute. I medici che fanno affermazioni del genere, fortunatamente pochi e ormai isolati, dovrebbero documentarsi di più e capire cosa vuol dire multi-professionalità, cosa significa assistenza e come si traduce la necessità di un lavoro di équipe che davvero mette al centro il paziente”.
“Simili affermazioni – conclude Contro – fanno pensare a un vecchio film muto e in bianco e nero: il vero problema è che i protagonisti di questo film dovrebbero anche essere tra quelli che il Governo, le Regioni e gli stessi cittadini si aspettano invece che tutelino la salute degli assistiti in una sinergia positiva che con polemiche e affermazioni ormai obsolete non hanno e non devono avere nulla a che fare”.
La Redazione Nurse Times
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