Bruno Feliziani è stato riconosciuto colpevole di abusi ai danni di una ragazza valutata in condizioni di inferiorità psichica, che dovrà anche risarcire in solido con l’Asur Marche.
Bruno Feliziani, l’infermiere dipendente di Asur Marche accusato di violenza sessuale su una giovane paziente ricoverata nel reparto di Psichiatri all’ospedale di Macerata, è stato condannato a sette anni di reclusione. Lui, che a seguito della vicenda fu licenziato, aveva sempre respinto le accuse, ma il Tribunale di Macerata lo ha ritenuto colpevole, anche alla luce della perizia effettuata sulla ragazza.
I fatti risalgono all’estate 2018. Due gli episodi: il primo nella notte tra il 6 e il 7 luglio, per il quale l’accusa parlava di “atti sessuali”; il secondo nella notte tra il 9 e il 10 dello stesso mese. Dopo essere stata dimessa, la paziente aveva raccontato ai famigliari dei rapporti sessuali con l’infermiere, e da lì era partita la denuncia. Dalle successive indagini erano emersi alcuni messaggi sui cellulari dei due. Inoltre nello spogliatoio dove si era consumato il secondo rapporto, stavolta completo, la polizia aveva trovato un materasso nascosto dietro gli armadietti, alcune candele e diverse scatole di preservativi nell’armadietto dell’imputato.
Non solo. Era emerso anche un errore nella cartella clinica della paziente, dove la somministrazione di un farmaco era registrata a un orario diverso da quello in cui lei lo aveva ricevuto, e per questo era scattata l’accusa di falso. Infine Feliziani era imputato di peculato per aver sottratto farmaci dall’ospedale ed essersi allontanato dal posto di lavoro.
Il professor Marco Ricci Messori, interpellato dalla Procura per una consulenza, aveva valutato la ragazza in condizioni di inferiorità psichica per via della sua malattia psichiatrica. L’infermiere, invece, aveva assicurato che i rapporti erano stati del tutto consensuali e i suoi avvocati avevano sottolineato come la difficoltà psichiatrica temporanea non implicasse l’incapacità di intendere e di volere. Di più: a loro dire, sarebbe stata la paziente a posticipare di un giorno le dimissioni per passare la notte in ospedale con Feliziani.
Argomentazioni, queste, che non hanno convinto il giudice Roberto Evangelisti, il quale ha condannato l’imputato a sette anni per la violenza e per il falso, oltre che a risarcire la ragazza con 30mila euro di provvisionale. Assoluzione, invece, per l’accusa di peculato, visto che i farmaci erano tutti scaduti, e per quella di aver lasciato il posto di lavoro, non essendosi l’uomo allontanato dall’ospedale.
All’Area Vasta 3, costituitasi parte civile, non è stato infine riconosciuto il diritto al risarcimento per il danno d’immagine causato dalla vicenda. Anzi, l’Azienda sanitaria però è stata chiamata a pagare la provvisionale in solido con l’infermiere. In attesa delle motivazioni della sentenza di primo grado la difesa si riserva di valutare l’appello.
Redazione Nurse Times
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