A fine 2016 chi visitò il 64enne Aldo Scione all’ospedale di Pomezia non si sarebbe accorto del problema e lo avrebbe dimesso con la semplice prescrizione di tachipirina. In seguito sarebbe stato commesso uno sbaglio anche durante l’intervento chirurgico all’ospedale di Anzio.
I fatti risalgono al dicembre del 2016, allorché Aldo Scione (foto), 64enne originario di Ardea (Roma), si recò alla Casa di cura Sant’Annadi Pomezia, lamentando forti dolori dopo una caduta che gli aveva causato la frattura di un femore. Chi lo visitò, tuttavia, non si sarebbe accorto del problema e lo avrebbe dimesso con la semplice prescrizione di tachipirina.
I dolori non si placarono e qualche giorno dopo l’uomo tornò in Pronto soccorso, questa volta all’ospedale di Anzio, dove i medici riconobbero la frattura ed esguirono un intervento chirurgico per rimediare. Mentre era sotto i ferri, però, il paziente sarebbe rimasto vittima di un secondo errore: una vite posizionata in maniera scorretta. Sottoposto a una seconda operazione, contrasse una bronchite, un’infezione alla gamba, il coma diabetico e la polmonite bilaterale. Una serie di sventure che lo portarono alla morte.
Per quella tragedia due medici sono ora finiti a processo e dovranno rispondere di omicidio colposo in concorso. Si tratta della radiologa 41enne della clinica di Pomezia e dell’ortopedico 65enne dell’ospedale di Anzio, rinviati a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Velletri su richiesta della Procura. Per entrambi si ipotizza una condatta caratterizzata da negligenza e imperizia. L’inizio del processo è fissato al prossimo 15 novembre.
Redazione Nurse Times
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