La carenza di personale e i costanti tagli alla sanità mietono vittime non solo tra i pazienti, ma anche tra gli operatori sanitari.
Un’operatrice sociosanitaria di 61 anni, dipendente degli Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno da 27 anni, non ha retto: durante uno dei tanti doppi turni che obbligatoriamente devono svolgere infermieri e oss, ha accusato un grave malore. La donna avrebbe perso conoscenza in reparto. Immediatamente rianimata e intubata, è stata trasferita al San Camillo di Roma dove è deceduta poco dopo a causa della rottura di un’aneurisma cerebrale.
L’operatrice soffriva di numerosi problemi di salute ed era rientrata da poco al lavoro dopo un periodo di malattia. Sarebbe andata in pensione tra meno di un anno. Il suo compagno, anche lui dipendente dello stesso nosocomio, ha accusato un malore poco dopo aver ricevuto la notizia. Si trova attualmente ricoverato.
La carenza di personale e i costanti tagli alla sanità, dunque, mietono ancora vittime. Tra queste, non solo i pazienti ma anche gli operatori sanitari, costretti a effettuare turni disumani e contrari alle più elementari normative in materia di orario di lavoro. Immediata la protesta dei colleghi della oss deceduta: sconvolti per l’accaduto, hanno denunciato l’azienda ospedaliera attraverso il proprio sindacato per il continuo ricorso a ordini di servizio che prevedono l’effettuazione di doppi turni.
Personale sottostimato e avanti con l’età, insomma. “Siamo continuamente costretti a turni massacranti – hanno rivelato alcuni dipendenti della clinica laziale –. Ci sottopongono a doppi turni praticamente sempre e non ci fanno fare i tripli turni solo perché la legge li vieta espressamente. Ci sono milioni di cose da fare, tantissime persone da assistere. La situazione è logorante”.
Simone Gussoni
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